Scienza e fede: due sorelle da troppo tempo separate dalla mancanza
di umiltà di molti scienziati e dalla scarsa diffusione delle conoscenze
scientifiche.
Perchè ci si ostina a volerle tenere separate ?
Perchè
non si riconosce che entrambe sono meravigliosi doni trasmessi da Dio agli
uomini attraverso lo Spirito Santo ?
Si afferma che scienza e fede sono
disgiunte perchè la scienza opera nel campo delle realtà immanenti e la fede
in quello delle realtà trascendenti, ma non si vuole riconoscere che entrambe
sono facce della stessa medaglia:la verità.
Perchè non considerare
scienza e fede come due vie maestre convergenti entrambe verso Dio ?
Perchè negare che l'uomo, percorrendo la via della scienza,
se riconosce con umiltà i propri limiti conoscitivi nei riguardi
dell'intima essenza delle realtà immanenti,è portato necessariamente a
riconoscere l'Assoluto ? Perchè non ammettere che le conoscenze scientifiche,
che giorno per giorno si accumulano in tutti i laboratori del mondo grazie al
continuo,sempre più ingente impiego di risorse umane ed economiche,non sono
altro che conoscenze "di superficie" della realtà in cui viviamo,utili soltanto
a costruire modelli apparentemente coerenti delle realtà immanenti che
costituiscono l'oggetto dell'indagine scientifica ?
L'intima essenza dei
fenomeni naturali ci sfugge,in quanto allo scienziato che si occupa di ricerca
fondamentale,basta soltanto trovare leggi e modelli che risultino coerenti
rispetto al metodo sperimentale (galileiano),garantendo soltanto la
verifica sperimentale e la previsione dei fenomeni, senza riferimento
alla loro intima essenza.
I metodi della ricerca scientifica
fondamentale (pura),quella che ha come oggetto la scoperta della struttura del
mondo fisico,senza riferimento ad alcuna applicazione, richiamano in
sostanza quanto sosteneva il filosofo tedesco Emanuele Kant (Koenigsberg,
1724-1804), per il quale lo scienziato riesce ad acquisire soltanto una
conoscenza fenomenica della natura,cioè una conoscenza relativa
esclusivamente a ciò che appare, mentre gli sfugge l'intima essenza della
realtà,che può essere soltanto intelligibile (noumeno), cioè soltanto pensata,
al di fuori della struttura spazio-temporale che ci mostra i fenomeni come
filtrati attraverso lenti colorate.
L'attualità del punto di vista kantiano può essere evidenziata dai
seguenti esempi:
I Esempio - Incompatibilità tra la meccanica classica e la meccanica
quantistica,connessa alla duplice natura della materia, sia corpuscolare (in
meccanica classica) che ondulatoria (in meccanica quantistica o
ondulatoria).
Esiste una meccanica specifica dei fenomeni del microcosmo, la meccanica
quantistica di Heisenberg, Schroedinger, Dirac, completamente disgiunta dalla
meccanica classica di Galileo-Newton,che è valida invece soltanto quando si
considerano fenomeni meccanici ordinari,cioè relativi a corpi e sistemi
materiali macroscopici,che possono essere visti, toccati, modificati e
sottoposti a misure fisiche,con gli ordinari strumenti meccanici (regoli
graduati,bilance,dinamometri). Al contrario,i sistemi microscopici
(atomi,molecole,cristalli), obbedendo al principio di indeterminazione di
Heisenberg,impediscono all'osservatore di conoscere completamente e
contemporaneamente la velocità e la posizione di ciascuna particella elementare
(elettroni,protoni,neutroni) di cui sono costituiti; infatti,tenendo conto,in
base al principio di complementarità di Niels Bohr,che la presenza
dell'osservatore che esegue la misura altera completamente lo stato quantico, è
sempre necessario eseguire due misure, in tempi diversi, la prima, per esempio,
per misurare la velocità di una particella, ignorandone completamente la
posizione, la seconda per misurarne la posizione, ignorandone completamente la
velocità (è impossibile in meccanica quantistica definire la traiettoria di una
particella).
II Esempio - Incompatibilità tra l'elettrodinamica classica
e l'elettrodinamica quantistica, connessa alla duplice natura della radiazione
elettromagnetica, sia ondulatoria (in elettrodinamica classica) che
corpuscolare (in elettrodinamica quantistica).
Valgono considerazioni analoghe a quelle fatte per i fenomeni meccanici.
Infatti le radiazioni elettromagnetiche (luce, raggi infrarossi, raggi
ultravioletti, onde radio, raggi X, raggi g)
si comportano classicamente, come onde, nei fenomeni
elettromagnetici macroscopici (riflessione, rifrazione,interferenza,
diffrazione, polarizzazione), e come corpuscoli (fotoni o quanti di radiazione)
nei fenomeni elettromagnetici microscopici (emissione ed assorbimento di
radiazioni elettromagnetiche da parte di atomi, molecole e cristalli).
III Esempio - Incompatibilità tra la teoria della relatività generale (teoria
della gravitazione) di Einstein e la meccanica quantistica.
Finora sono falliti tutti i tentativi di riformulare la teoria della
gravitazione secondo i principi della meccanica quantistica.
Lo spazio-tempo curvo della teoria gravitazionale di Einstein è finora sfuggito
a tutti i tentativi di quantizzazione ed appare sempre più evidente la
difficoltà di formulare una teoria unificata (TOE - Theory Of Everything, teoria
del tutto) delle quattro forze fondamentali della natura (gravitazionale,
elettromagnetica, subnucleare debole e subnucleare forte).
Mentre infatti,
per le forze elettromagnetiche e subnucleari deboli,è stato possibile dimostrare
teoricamente (teoria elettrodebole di Weinberg,Salam,Glashow) e verificare
sperimentalmente (Rubbia,1983) che esse sono riconducibili ad un'unica
forza (la forza elettrodebole scambiata dai bosoni vettori W+,W- e Z°),rimangono
escluse sia la forza subnucleare forte agente tra i quark per effetto dello
scambio di gluoni, nell'ambito della teoria della cromodinamica quantistica, sia
quella gravitazionale, la cui quantizzazione richiede lo scambio di quanti di
energia gravitazionale (gravitoni).
IV Esempio - L'incapacità di spiegare il mistero della materia oscura.
Le più recenti osservazioni cosmologiche sulle galassie portano
ad ammettere che le loro zone periferiche contengano una quantità di materia
molto maggiore di quella visibile, al fine di potere spiegare la stabilità della
loro struttura in rapporto alle elevate velocità orbitali periferiche.
Da queste osservazioni si deduce che nell'universo la quantità totale di materia
visibile costituisce soltanto il 5 % della massa totale che è necessaria, in
base alle attuali teorie cosmologiche, per giustificare le misure delle velocità
di allontanamento delle galassie,ricavate dallo spostamento verso il rosso
(red shift per effetto Doppler) delle loro righe spettrali.
Come è fatta la
materia oscura? Si tratta di neutrini o di altre particelle esotiche,cioè di
particelle che non costituiscono la materia ordinaria?
V Esempio - L'irreversibilità del passaggio
dalla vita alla morte.
Al di là dell'immanente,oggetto della fisica, che è la vera radice di tutte le altre scienze,esiste il trascendente, connesso a tutti i fenomeni soprasensibili e quindi anche alla psiche.
La psiche comprende sia le capacità noetiche dell'uomo, sia il vero e proprio "soffio vitale" , etimologicamente presente nella parola psiche, donato da Dio alla creatura umana, fatta a sua immagine e somiglianza.
Un'elementare considerazione può essere fatta sull'ineluttabile irreversibilità del passaggio della creatura umana dalla vita alla morte corporale. Pensando al principio di reversibilità microscopica (noto anche come "detailed balancing") in base al quale, per gli oggetti del microcosmo, risultano uguali le probabilità di transizione che la meccanica quantistica consente di calcolare considerando entrambi i versi della freccia del tempo, viene naturale fare il confronto con l'impossibilità per l'uomo di ritornare dalla morte alla vita e di riappropriarsi pertanto di quel "soffio vitale" che ha abbandonato irreversibilmente il suo corpo. La reversibilità temporale è valida
per le particelle che costituiscono l'uomo, ma non per l'uomo. La scienza non è stata mai capace e non lo sarà mai di rendere reversibile la transizione dalla vita alla morte. Per il credente l'irreversibilità di questa transizione è collegata direttamente al dono della vita fatto dal Creatore all'uomo, e quindi alla netta distinzione tra la natura fisica del cervello, fatto di particelle quantistiche, e la psiche, che non ha niente a che vedere con la materia.
Il cervello è paragonabile all'hardware di un computer utilizzato per implementare la base di dati che consente alla creatura umana di vivere e relazionarsi con gli altri uomini, sotto il controllo di un sistema operativo soprasensibile che è l'anima.
Gli esempi considerati possono dare solo una vaga idea dell'estrema complessità
dei problemi che i fisici tentano di risolvere nel ricercare uno schema teorico
unitario che consenta di inquadrare e descrivere in modo coerente gli
innumerevoli aspetti della struttura del Creato, senza introdurre troppe
subteorie specifiche,valide in particolari condizioni fisiche:la relatività
generale per descrivere le grandi concentrazioni di materia (galassie ed ammassi
di galassie), la fisica quantistica (meccanica quantistica, elettrodinamica
quantistica e cromodinamica quantistica) per descrivere il microcosmo.
Si ha quasi la sensazione che al crescere della complessità delle teorie
formulate per studiare l'infinitamente piccolo,si schiudano scenari microcosmici
di complessità sempre più grande, come se il micromondo fosse costituito da
tante strutture, sempre più fini, l'una incapsulata dentro l'altra, fino al
raggiungimento delle lunghezze tipiche della scala di Planck
(4,1*10-35m).
Il mondo fisico appare sempre più misterioso a mano a
mano che l'energia dei nostri ultramicroscopi,i superacceleratori di particelle,
diventa sempre più grande. Ecco venir fuori dal microcosmo un misterioso limite
al bisogno di conoscenza dell'uomo, che imperterrito continua ad usare le "lenti
colorate" dello spazio-tempo per sforzarsi di capire con strumenti mentali
infinitamente inadeguati ciò che è posto al di là del limite di conoscenza fino
al quale il Creatore gli ha consentito di arrivare. L'uomo si trova ad un bivio:
continuare ad ostentare la sua hybris (orgoglio,tracotanza,presunzione) per tentare di capire ciò che non è
più in grado di capire, oppure riconoscere umilmente, attraverso la fede,
l'onnipotenza del Creatore dell'universo.