Il fulmine ha sempre esercitato sugli uomini un fascino particolare, un misto di paura
e di stupore per le colossali forze che la natura libera durante i temporali.
Sin dai tempi più remoti la luce bluastra dei lampi ed il fragore lacerante dei tuoni
sono stati associati dalle varie culture popolari a misteriose forze di origine divina
liberate contro l' uomo come per evidenziare il divario abissale di potenza tra il divino
e l' umano.
Per i Greci i fulmini venivano scagliati da Zeus contro l' uomo resosi colpevole di offese
gravi nei confronti degli dei.
Col progredire della conoscenza, gli uomini cominciarono a rendersi conto della fisicità
dei fenomeni elettrici naturali, ed in particolare, in tempi più vicini a noi, a partire
dal XVII secolo cominciarono ad occuparsi dei fenomeni elettrici con atteggiamento
speculativo e non più superstizioso.
In particolare l' inglese Gilbert, medico della regina Elisabetta I, condusse i primi
studi sui fenomeni elettrostatici, e si rese conto delle proprietà elettriche di vari
corpi, come , per esempio, il vetro,di attrarre pezzettini di sostanze di vario tipo, dopo
essere stati strofinati con un panno o con una pelliccia.
Il fenomeno era stato già osservato per l'ambra (in greco elektron) nell'antica
Grecia.
Gilbert potè così stabilire che le cariche elettriche acquisite da due corpi
elettrizzati per strofinio, sono sempre di tipo diverso,una positiva ed una negativa.
I fenomeni di elettrizzazione prodotti inizialmente per diletto nei salotti, utilizzando
macchine elettrostatiche a strofinio, si trasformarono a poco a poco da giochi di società
in esperimenti scientifici, finchè il fisico francese Coulomb, nella seconda metà del
XVIII secolo, giunse all' enunciazione della legge che porta il suo nome, relativa alla
forza attrattiva o repulsiva che agisce tra due cariche elettriche puntiformi,
rispettivamente di segno opposto o dello stesso segno, matematicamente analoga a quella di
gravitazione universale enunciata da Newton.
All' elettrostatica diedero notevoli contributi gli inglesi Benjamin Franklin e Michel
Faraday, le cui ricerche, al di là dei notevoli risultati
conseguiti, portarono rispettivamente alle invenzioni del parafulmine e dello schermo
elettrostatico (gabbia di Faraday).
Con l' invenzione della pila di Volta (1800) ebbero inizio gli studi sulle correnti
elettriche e sui loro effetti (termico, magnetico e chimico),e continuarono a progredire
fino alla formulazione delle celebri equazioni dell' elettromagnetismo da parte del fisico
scozzese Clerk Maxwell (seconda metà del XIX secolo), che fornirono per la prima volta
una visione teorica completa di tutti i fenomeni elettrici e magnetici .
La carica elettrica è una delle tante caratteristiche che differenziano le particelle
fondamentali della materia, e può essere considerata come un particolare
"sapore" della materia, in quanto esistono sia particelle neutre, cioè prive di
carica elettrica, che particelle cariche positivamente o negativamente, dotate cioè di
"sapori" diversi.
Questo particolare attributo della materia è all'origine di tutti i fenomeni elettrici,
magnetici ed elettromagnetici, ed è la sorgente dei rispettivi campi di forze.
Che significa campo? Per comprenderlo possiamo riferirci anzitutto ad un campo scalare.
Che cos'è un campo scalare ? Un semplice esempio può essere quello della dipendenza
della temperatura o della pressione barometrica dalle coordinate geografiche della
località considerata.
In entrambi i casi si tratta di grandezze fisiche di tipo scalare, cioè definibili
attraverso un numero che ne esprime la misura rispetto ad una certa unità, e poichè la
temperatura o la pressione dipendono dal punto che si considera, si parla rispettivamente
di campo termico e di campo barico.
Se invece consideriamo una grandezza fisica vettoriale, per esempio la forza di gravità
che agisce su una massa posta sulla superficie terrestre al livello del mare, dobbiamo
specificare come variano l' intensità e la direzione della forza peso al variare della
latitudine e della longitudine del luogo: ai Poli il peso è maggiore che all' Equatore,
perchè nel primo caso, annullandosi la distanza tra la massa e l'asse di rotazione della
Terra, si annulla la forza centrifuga dovuta alla rotazione terrestre, che tende ad
alleggerire il corpo, mentre nell'altro caso è massimo l' alleggerimento dovuto alla
forza centrifuga, essendo massima la distanza tra la massa e l'asse di rotazione terrestre;
di conseguenza il peso risulterà minore di quello misurato ai poli.
Ovviamente, nelle località comprese tra l'Equatore ed i Poli, la forza di gravità
risulta compresa tra i due casi estremi precedenti; pertanto su tutta la superficie
terrestre la forza peso che si misura al livello del mare si può rappresentare mediante
un campo vettoriale.
La forza attrattiva o repulsiva tra due cariche elettriche puntiformi è descritta in
fisica classica dalla legge di Coulomb, in base alla quale la forza, attrattiva se le
cariche sono discordi e repulsiva se hanno lo stesso segno, è direttamente proporzionale
al prodotto delle cariche ed inversamente proporzionale al quadrato della distanza R che separa: per esempio, se due cariche elettriche puntiformi e
discordi Q1 e Q2,
poste alla distanza di 1 cm l'una dall'altra, si attraggono con una forza di intensità F,altre due cariche Q1' e Q1', 10 volte maggiori, saranno soggette ad una forza
attrattiva F' 100 volte maggiore di F.
Se invece, mantenendo costante il prodotto delle cariche, la distanza R che le separa diventa doppia o tripla, la forza attrattiva
diventa rispettivamente un quarto ed un nono della forza F:
F = (K Q1 Q2 )/R2, dove K è una costante
di proporzionalità (costante di Coulomb).
La legge di Coulomb si basa,come quella di attrazione universale di Newton, sul classico
principio dell' azione a distanza, in base al quale una carica elettrica posta in un mezzo
qualsiasi (olio,aria,vuoto) attrae o respinge istantaneamente e direttamente un' altra
carica senza
l' intervento di alcun supporto fisico che trasmetta la forza tra le due
cariche.
Questo principio domina tutta la fisica prerelativistica, ed implica che si consideri
istantanea l' azione della forza coulombiana, il che corrisponde ad assumere infinita la
velocità con la quale si producono i suoi effetti.
Bisogna considerare che già prima dell'avvento (1905) della teoria della relatività di
Albert Einstein, i fisici si resero conto che il modello dell' azione a distanza,
istantanea e diretta, non era fisicamente accettabile, e cominciarono a pensare al campo
elettrico come intermediario fisico di questa interazione:in base a questo modello una
carica elettrica in quiete genera nello spazio circostante un campo elettrico, ed un'altra
carica non viene attratta o respinta istantaneanente, ma con un ritardo pari al rapporto
tra la distanza R tra le cariche ed una velocità finita pari
a quella della luce nel vuoto, che è pari a 300000 Km/sec.
L'altra carica subisce l'attrazione o la repulsione non direttamente dalla prima carica,
ma esclusivamente attraverso il campo elettrico,che si comporta come un vero e proprio
mezzo fisico che consente la propagazione dell'interazione, che pertanto non è più
considerata"a distanza",ma risultante da tantissime azioni elementari contigue, definite in
ogni punto dello spazio e dovute al campo elettrico generato dalla prima carica.
Ovviamente, ed in modo simmetrico, si può ribaltare il fenomeno considerando la forza
attrattiva tra le cariche dovuta al campo elettrico generato dalla seconda carica e
"sentito" dalla prima.
L'intensità del campo elettrico generato da una carica elettrica in un punto qualsiasi
dello spazio si determina misurando la forza che agisce su una piccolissima carica
elettrica positiva, utilizzata come carica di prova e posta nel punto che si considera, e
dividendo l'intensità della forza per il numero che esprime in coulomb la misura della
carica di prova.
Se, per esempio si desidera misurare l'intensità del campo elettrico generato da una
carica di Q coulomb in tutti i punti distanti R metri dalla carica, che per semplicità si considera puntiforme,
bisogna porre in uno qualsiasi di detti punti una carica di prova q,
per esempio positiva, quanto più piccola possibile, per evitare che il campo elettrico prodotto da Q sia modificato sensibilmente dal campo elettrico prodotto da q, e misurare con un dinamometro
sensibilissimo l'intensità della forza coulombiana (espressa in newton,N) agente su q.
Per ottenere l' intensità del campo elettrico nei punti considerati basta dividere l'
intensità della forza coulombiana per la grandezza (in coulomb) della carica di prova.
Pertanto l' intensità, la direzione ed il verso del campo elettrico a simmetria sferica
generato dalla carica Q si ottengono dalla formula
E = F / q = KQ/(R2).
Se, per esempio, in un punto alla distanza di 0,6 m da Q la
forza F ha l'intensità di 15 mN (millesimi di newton) e la
carica di prova q, positiva, ha il valore di 5 mC (5
millesimi di Coulomb), il campo elettrico ha l'intensità E =
15 x 10-3 : 5 x 10-3 = 3 N/C = 3 V/m, ed è un vettore diretto da Q verso q se Q
è positiva (forza repulsiva), in verso opposto (forza attrattiva) se Q è negativa, ed ha la stessa intensità in tutti i punti di una
sfera di 0,6 m di raggio avente il centro in Q.
L'espressione dell'intensità E del campo elettrico si
ottiene facilmente,nel caso del campo elettrico generato da una carica puntiforme Q, in un punto distante R da essa:
E = F / q = (KQq/R2) / q = KQ/R2.
Quando si considerano cariche elettriche che si spostano nel vuoto, nell'aria, in un
metallo o in una soluzione acquosa di un acido,di una base o di un sale (una soluzione
elettrolitica contenente ioni positivi e negativi), sotto l'azione di un campo elettrico
costante nel tempo, è più semplice considerare differenze di energia potenziale
elettrostatica per calcolare variazioni di energia cinetica e quindi di velocità.
Si tratta di un problema analogo a quello di un corpo che si muove sul terreno subendo
l'azione della forza di gravità: per esempio, se con un calcio imprimiamo ad una palla da
football una certa velocità iniziale su un terreno in salita, a poco a poco la velocità
andrà diminuendo sotto l'azione della forza di gravità, la cui componente lungo il piano
inclinato è diretta in senso contrario alla velocità, finchè la palla non si fermerà
dopo aver percorso un tratto di lunghezza tanto maggiore quanto maggiore sarà stata la
velocità inizialmente impressa.
La palla si fermerà quando la differenza di quota tra il punto di arresto ed il punto di
lancio sarà tale che la corrispondente differenza di energia potenziale gravitazionale
uguagli l' energia cinetica iniziale
K = (1/2) m V2 impressa dal calciatore,
dove m è la massa della palla.
Questo si verifica perchè il campo gravitazionale, come quello elettrico, è un campo
conservativo: cioè il lavoro fatto dalla forza di gravità su una massa in moto su un
piano inclinato dipende soltanto dal dislivello tra il punto iniziale e quello finale, e
si calcola moltiplicando la forza peso P in N (Newton) per la
differenza di quota (H2 - H1) in metri.
Poichè la forza peso P si ottiene moltiplicando la massa m in kg per l'accelerazione di gravità g
(circa 9,8 m/s2 al suolo ed a 45° di latitudine),che rappresenta il campo
gravitazionale terrestre, il lavoro negativo L (in joule)
fatto dalla forza di gravità, che decelera la palla,è dato dall'espressione:
L = - P (H2 - H1) = - m g (H2 - H1)
= m g H1 - m g H2 dove l'espressione m
g H è l'energia potenziale gravitazionale della massa m
posta ad un' altezza H rispetto al suolo, ed L uguaglia la differenza tra l' energia potenziale gravitazionale iniziale e quella finale.
Se, per esempio si considera una sfera avente una massa di 0,7 Kg, e con un calcio le si
imprime una velocità tale da farle raggiungere un'altezza H2
= 1,5 m in corrispondenza dell'istante di arresto,tenendo conto che alla base del piano
inclinato H1 = 0, il campo gravitazionale compie
un lavoro, negativo in quanto si oppone al moto, dato da
L = -0,7 x 9,8 x 1,5 = - 10,29 J e pari, in valore assoluto,
all'energia cinetica K = (1/2) m V2 impressa
inizialmente alla sfera.
L'espressione g H è l'energia potenziale gravitazionale per
unità di massa, cioè il cosiddetto potenziale gravitazionale U = g
H, proporzionale alla quota H.
Pertanto il lavoro L si può anche calcolare moltiplicando la
massa m per la differenza di potenziale gravitazionale
U1 - U2 = g (H1 - H2) ;
L = m (U1 - U2).
Analogamente, se consideriamo, per esempio, il campo elettrico costante E generato mediante una batteria di pile o di accumulatori i cui
poli siano collegati ad un condensatore, formato da due lamine metalliche parallele
(armature), separate nell'aria da una distanza d piccola
rispetto alle loro dimensioni, otteniamo un campo elettrico uniforme, avente cioè le
linee di forza parallele e l'intensità costante in tutti i punti compresi tra le due
lamine.
In questo caso particolare, analogo a quello del campo gravitazionale in prossimità della
superficie terrestre, il potenziale elettrostatico in un punto alla distanza x dalla lamina collegata al polo negativo, cioè l'energia
potenziale elettrostatica per unità di carica elettrica, si esprime con V = E x ; con questa convenzione si assume V1
= 0 sulla lamina negativa e V2 = E d sulla lamina
positiva.
Considerando che in questo caso la differenza di potenziale elettrostatico V2 - V1 tra le lamine uguaglia la f.e.m.
(forza elettromotrice in volt) della batteria, se impieghiamo una batteria con f.e.m. di
12 V e la distanza d tra le lamine (armature) del
condensatore è pari a 1 mm = 0,001 m, l'intensità del campo elettrico uniforme tra le
armature è E = (V2 - V1) /d = 12 :
0,001 = 12.000 V/m = 12.000 N/C, che corrisponde ad una forza di 12.000 N (newton) agente
su un corpo dotato di una carica unitaria ( 1 coulomb).
Se, per esempio, si suppone di introdurre in questo campo elettrico uniforme,in
prossimità dell'armatura collegata al polo negativo della batteria, una piccolissima
sferetta di materiale isolante (con raggio molto minore di d)
dotata di una carica elettrica negativa q di 10 mC (0,01 C),
essa si sposterà sotto l'azione di una forza F data dal
prodotto di q per E, cioè F = E q = 12.000 x 0,01 = 120 N,dai punti a potenziale minore verso
i punti a potenziale maggiore, ed il lavoro L compiuto dal
campo elettrico sulla sferetta, sarà numericamente uguale all'aumento dell' energia
cinetica K di essa nel tratto d
tra le lamine,e si otterrà moltiplicando q = 0,01 C per la
differenza di potenziale V1 - V2 = 0 - 12 V = - 12 V:
L = q (V1 - V2) =
-0,01 x (0 -12) = 0,12 J (joule) =
= K finale - K iniziale .
Se la carica q fosse positiva e si trovasse inizialmente in
corrispondenza della lamina positiva,si sposterebbe verso la lamina negativa, cioè dai
punti a potenziale maggiore verso quelli a potenziale minore,ed il lavoro L sarebbe dato da:
L = q (V1 - V2 ) = 0,01 x (12 - 0) = 0,12 J =
K finale - K iniziale.
Il valore del potenziale elettrostatico non è definito in modo univoco, perchè contiene
sempre,come quello gravitazionale, una costante arbitraria che si elimina quando si
considera la differenza di potenziale tra due punti, che è invece importantissima dal
punto di vista fisico,in quanto ci consente, con considerazioni basate sul principio di
conservazione dell' energia, di calcolare le variazioni dell'energia cinetica, e quindi
della velocità di un corpo carico che si muova sotto l'azione delle forze elettriche
dovute al campo.
La differenza fisica fondamentale tra il campo gravitazionale e quello elettrico consiste
nel fatto che, mentre l'accelerazione a acquisita da un corpo
carico sottoposto ad un campo elettrico,è inversamente proporzionale alla massa m del corpo,a parità di carica elettrica q,cioè
a diventa un mezzo o un terzo,se la massa rispettivamente è
doppia o tripla, nel caso del campo gravitazionale g invece,
per il principio di Galileo, tutti i corpi, indipendentemente dalla loro massa, subiscono
la stessa accelerazione, in quanto la forza peso P è
direttamente proporzionale alla massa del corpo: P = m g ; a =
P/m = m g / m = g.
Nella situazione sperimentale considerata in precedenza,del campo elettrico uniforme
generato dalle armature di un condensatore piano,a mano a mano che un corpo con carica
negativa si allontana dalla lamina negativa muovendosi verso la lamina positiva, la sua
energia potenziale elettrostatica diminuisce, mentre la sua energia cinetica aumenta, e si
mantiene costante, in ogni punto della traiettoria tra le armature,la somma dell' energia
cinetica e dell' energia potenziale elettrostatica.
Questo si verifica, in modo analogo, nel caso di un corpo che si muova nel campo
gravitazionale terrestre passando da una quota ad un' altra, maggiore o minore, e
rispettivamente perdendo energia cinetica ed acquistando energia potenziale
gravitazionale,o viceversa, acquistando energia cinetica e perdendo energia potenziale
gravitazionale.
Il fatto che la somma dell'energia cinetica e dell' energia potenziale si mantenga
costante durante il moto, sia nel caso di un corpo carico sottoposto ad un campo
elettrico, sia nel caso di un corpo sottoposto ad un campo gravitazionale, esprime il
principio di conservazione dell'energia meccanica totale,valido per ogni campo
conservativo: si osserva cioè una continua conversione dell' energia di moto (energia
cinetica) in energia di posizione (energia potenziale gravitazionale o energia potenziale
elettrostatica): K1 + qV1 = K2 + qV2
= costante.