THE ANSWERS TO YOUR QUESTIONS

LE RISPOSTE ALLE VOSTRE DOMANDE

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Webmaster & Author: Antonino Cucinotta
Graduate in Physics
Electronics and Telecommunications Teacher
at the Industrial Technical High School "Verona Trento"
of Messina (Sicily), Italy
Copyright 2002 - All rights reserved

Webmaster ed Autore: Prof. Antonino Cucinotta
Dottore in Fisica
Docente di Elettronica e Telecomunicazioni
presso l'Istituto Tecnico Industriale"Verona Trento" di Messina
Copyright 2002 - Tutti i diritti riservati


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EXPLICATION NOTE CONCERNING FORMULAE
NOTA ESPLICATIVA RIGUARDANTE LE FORMULE


FOR THE WEBMASTER IT IS MUCH EASIER TO WRITE FORMULAE ALONG THE SAME LINE, USING SLASHES IN PLACE OF FRACTION LINES FOR EXPRESSING RATIOS BETWEEN SYMBOLS OF PHYSICAL QUANTITIES,ACCORDING TO THE FOLLOWING EXAMPLES:
AB/(CD) IS THE RATIO BETWEEN THE PRODUCT OF A BY B AND THE PRODUCT OF C BY D;
df(x)/dx IS THE DERIVATIVE OF THE FUNCTION f(x);
M = R2P/(Gm) =

R 2P
= ---------
(Gm).

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ESEMPI:
AB/(CD) INDICA IL RAPPORTO TRA I PRODOTTI AB E CD;
df(x)/dx INDICA LA DERIVATA DELLA FUNZIONE f(x);
M = R2P/(Gm) =

R2P
= ---------
(Gm).






DOMANDE

DOMANDE:Egregio professore, questa volta vorrei sapere :
Indipendentemente dal fatto che volevano dimostrare l'esistenza dell'etere e che non si sapeva ancora dell'invariabilità della velocità della luce e della sua trasmissione nel vuoto , non capisco perchè‚ Michelson e Morley e i loro contemporanei, avessero la necessità che la velocità della luce dovesse per forza essere riferita rispetto a qualcosa ( l'etere ) e non concepita semplicemente come rapporto matematico tra spazio percorso e tempo impiegato ( tanto più, che altri in passato l'avevano misurata). Cioè, non potevano semplicemente considerare la velocità della luce nello spazio da A a B in x tempo , e basta?
Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)


Per comprendere la necessità del riferimento al sistema dell'etere nell'ambito della teoria elettromagnetica di Maxwell ed in relazione alle esperienze di Michelson e Morley , i cui risultati implicarono la negazione dell'esistenza di un sistema di riferimento privilegiato per i fenomeni elettromagnetici, compresi quelli luminosi, bisogna risalire al principio di relatività enunciato da Galileo limitatamente ai fenomeni meccanici ed esteso da Einstein nel 1905 a tutti i fenomeni fisici.
Il principio di relatività galileiano afferma l'impossibilità di evidenziare con esperienze di meccanica il moto rettilineo uniforme di un sistema di riferimento rispetto ad un altro. Galileo fa riferimento ad esperimenti concettuali (ideali) da effettuare su una nave:
Si pensi di effettuare un esperimento qualsiasi di meccanica (misura del periodo di un pendolo, studio del moto di rotolamento di una sferetta lungo un piano inclinato, ecc..) prima a terra e poi su una nave il cui moto si possa considerare idealmente rettilineo uniforme, prescindendo cioè da tutte le variazioni di velocità causate nella realtà dal moto ondoso e dal vento. Galileo afferma nel "Dialogo sui due massimi sistemi" (tolemaico e copernicano) che, nelle predette condizioni ideali, per uno sperimentatore chiuso in una cabina, senza potere osservare l'ambiente esterno, non è possibile evidenziare in alcun modo, cioè eseguendo qualsiasi esperimento di meccanica, il moto rettilineo uniforme (ideale) della nave rispetto alla terra. Questo significa che le equazioni della meccanica di Galilei-Newton mantengono la stessa forma, anzi sono invarianti, rispetto al moto rettilineo uniforme del sistema di riferimento. Pertanto tutti i sistemi di riferimento inerziali,dotati cioè di moto rettilineo uniforme, con qualsiasi valore costante della velocità, in modulo, direzione e verso, l'uno rispetto all'altro e rispetto al "sistema di riferimento assoluto" delle cosiddette "stelle fisse", introdotto da Newton, sono perfettamente equivalenti nei confronti della formulazione delle leggi della meccanica. Tenendo conto che le equazioni dell'elettromagnetismo di Maxwell, in modo analogo a quanto fece Newton per le equazioni della meccanica, furono scritte considerando un qualsiasi sistema di riferimento immobile rispetto ad un ipotetico mezzo, il cosiddetto etere, ritenuto indispensabile per il verificarsi di tutti i fenomeni elettromagnetici, compresi quelli luminosi, e che le equazioni di Maxwell, a differenza di quelle di Newton, non mantengono la stessa forma applicando una trasformazione di Galileo, cioè passando da un sistema di riferimento ad un altro mobile rispetto al primo di moto rettilineo uniforme, si dedusse che eseguendo esperimenti elettromagnetici o ottici di qualsiasi tipo fosse possibile mettere in evidenza il moto rettilineo uniforme del sistema di riferimento della Terra rispetto all'etere. Fu Einstein a dimostrare chiaramente, nel 1905 , l'inesistenza del sistema privilegiato dell'etere, nell'ambito della formulazione della teoria della relatività ristretta ( che si basa sull'estensione a tutti i fenomeni fisici del principio di relatività di Galileo e stabilisce l' indipendenza di tutti i fenomeni fisici dal moto rettilineo ed uniforme del sistema di riferimento e la conseguente impossibilità di rilevare il moto rettilineo ed uniforme di un sistema di riferimento rispetto ad un altro) ,tenuto conto dell'esito negativo dei numerosissimi esperimenti effettuati da Michelson e Morley al fine di evidenziare il moto della Terra rispetto all'etere.
Contestualmente Einstein si rese conto, utilizzando in sostituzione delle trasformazioni di Galileo le trasformazioni di Lorentz, che a differenza di quelle galileiane relativizzano il tempo assieme allo spazio, dell'universalità del valore costante della velocità di tutte le onde elettromagnetiche (e quindi anche della luce) nel vuoto (c = 300000 km/s) ed introdusse il principio relativistico
dell' indipendenza del valore di c (costante universale) dal sistema inerziale di riferimento dei fenomeni fisici e dalla direzione di propagazione (isotropia della propagazione delle onde elettromagnetiche).

DOMANDE:Ill.mo professore Cucinotta,
Le vorrei porgere alcuni quesiti di elettrotecnica: - un avvolgimento di un motore elettrico, se fosse avvolto adoperando un comune filo conduttore usualmente usato nell'impiantistica, costituito da più fili e rivestito da isolante di plastica, in sostituzione di quello unifilare smaltato, sempre della stessa sezione, ma che potesse avere lo spazio richiesto dall'ingombro del nuovo avvolgimento, potrebbe dare lo stesso risultato?
-L'unità di misura del flusso di induzione elettromagnetica è il Wb, che è la quantità di flusso che, variando in un secondo, produce nel circuito concatenato una f.e.m. pari ad 1 Volt. Cosa succede se il flusso non varia, ma è costante? L'unità di misura è sempre la stessa?
La saluto con moltissima stima. Giuseppe

Gent.mo Giuseppe, - Non bisogna assolutamente mettere in pratica la tecnica di avvolgimento proposta, in quanto, a differenza del conduttore smaltato, il filo per impianti elettrici con rivestimento plastico non è adatto a garantire la necessaria affidabilità nei casi di surriscaldamento dell'avvolgimento in conseguenza di aumenti anomali dell'intensità di corrente assorbita! -L'unità di misura del flusso d'induzione magnetica è il weber, indipendemente dal fatto che esso sia costante o variabile nel tempo. L'equivalenza Wb = V.s deriva dalla legge di induzione elettromagnetica (Faraday-Neumann), che consente di calcolare il valore istantaneo della f.e.m. indotta in un avvolgimento dalla rapidità di variazione nel tempo del flusso d'induzione magnetica concatenato al circuito: f.e.m. indotta (V) = variazione di flusso (Wb)/ durata della variazione (s)|,cioè 1 Wb = 1 V x 1 s. Tanti cordiali saluti.

DOMANDE:Spett.mo professore Cucinotta,
gentilmente Le vorrei porre due quesiti di fisica:
-un corpo, spinto da una forza costante, si muove con accelerazione costante ( a=F/m). Se invece lo stesso corpo fosse spinto da una forza la cui intensità variasse in modo direttamente proporzionale al tempo, quale sarebbe la sua accelerazione?
-Dalla famosa equazione di Einstein, la massa di una sostanza sviluppa una enorme energia. Ma è possibile il passaggio inverso, ovvero dall'energia resa è possibile riottenere la massa iniziale?
> La ringrazio per la sua ottima collaborazione.
> Distinti saluti.
Giuseppe

Gent.mo Giuseppe,
-Se la forza fosse direttamente proporzionale al tempo (F = kt , con k costante di proporzionalità), anche l'accelerazione varierebbe proporzionalmente al tempo, a(t) = F/m = kt/m, mentre la velocità v(t) si otterrebbe integrando l'accelerazione a(t): v(t) = integrale indefinito di kt/m in dt = kt^2/(2m) + v(0), dove v(0) è la costante di integrazione (velocità all'istante t = 0).
-L'equazione einsteiniana E = M c2 stabilisce la convertibilità massa-energia in entrambi i versi. Infatti, negli acceleratori di particelle l'energia fornita alle particelle che collidono con il bersaglio (o con altre particelle di uguale massa che procedono con velocità uguale e contraria) si converte in massa durante gli urti, consentendo di generare particelle di massa molto maggiore di quelle che si urtano. Altro bell'esempio di conversione di energia in massa è la creazione di coppie particella-antiparticella (per es. elettrone-positrone o protone-antiprotone) a partire da fotoni con energia E almeno pari al doppio dell'energia relativistica Mo c2 associata alla massa a riposo Mo di ciascuna particella (antiparticella).
Per esempio se E = 2 Mo c2 = 2 x 0,51 MeV, si genera una coppia elettrone-positrone,dove 0,51 MeV rappresenta l'energia equivalente alla massa a riposo Mo di ciascuna delle due particelle.
Tanti cordiali saluti.

DOMANDE: Egregio professore,
vorrei sapere : Indipendentemente dal fatto che volevano dimostrare l'esistenza dell'etere e che non si sapeva ancora dell'invariabilità della velocità della luce e della sua trasmissione nel vuoto , non capisco perchè‚ Michelson e Morley e i loro contemporanei, avessero la necessità che la velocità della luce dovesse per forza essere riferita rispetto a qualcosa ( l'etere ) e non concepita semplicemente come rapporto matematico tra spazio percorso e tempo impiegato ( tanto più che altri in passato l'avevano misurata). Cioè, non potevano semplicemente considerare la velocità della luce nello spazio da A a B in x tempo , e basta? Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)

Quando Roemer nel XVII secolo effettu= la prima misura della velocità della luce studiando la variabilità dei tempi di occultamento di uno dei suoi satelliti, non precis= il sistema di riferimento. Neppure Fizeau (1849) e Foucault (1850) indicarono esplicitamente il sistema di riferimento, che ovviamente coincideva con il sistema del laboratorio in cui vennero effettuate le misure di c.
La necessità di indicare esplicitamente il sistema di riferimento per la misura della velocità della luce fu determinata dal fatto che, sia nelle equazioni di Maxwell sia in quelle di propagazione delle onde elettromagnetiche che derivavano da esse, figurava una costante (di Weber) avente le dimensioni di una velocità ed un valore coincidente con la velocità della luce misurata nelle predette esperienze. La costante di Weber era stata ottenuta precedentemente tramite esperienze di elettromagnetismo finalizzate alla misura del rapporto (pari a 3 x 1010 cm/s) tra l'unità di carica elettrica nel sistema elettromagnetico assoluto e l'unità di carica elettrica nel sistema elettrostatico assoluto (sistemi attualmente in disuso dopo l'adozione del sistema internazionale di unità di misura, sistema Giorgi (1935)).
In altri termini, poichè dalle equazioni di Maxwell risultava come conseguenza la propagazione ondosa di un campo elettromagnetico con velocità pari alla costante di Weber, (coincidente con il valore di c), Maxwell formul= la teoria elettromagnetica della luce, attribuendo alla costante di Weber, indicata con c, il significato di velocità di propagazione del campo elettromagnetico riferita al sistema assoluto dell'etere, ipotetico mezzo elastico ritenuto da Maxwell indispensabile per il manifestarsi dei fenomeni elettromagnetici. Ecco perchè,dopo la formulazione della teoria elettromagnetica di Maxwell e prima della formulazione della relatività speciale, si adott=, differentemente da quanto si era fatto in passato, la convenzione di riferire la velocità della luce c al sistema assoluto dell'etere, successivamente eliminato da Einstein. Ecco perchè Michelson e Morley seguirono l'impostazione di Maxwell riferendo al sistema assoluto sia la velocità orbitale terrestre Vt (intorno a 30 km/s) sia la velocità della luce c (300000 km/s) ed adottando il principio galileiano di composizione delle velocità, considerando cioè la velocità v della luce relativa al sistema terrestre come somma (o differenza) tra le velocità assolute c e Vt (vedi risposta a pagina 6, relativa all'esperienza di Michelson e Morley).

DOMANDE:Egregio professore,
vorrei sapere :
1) Al polo nord ( o sud ) preciso, la bussola cosa indica? Immagino giri continuamente. Versa sinistra o destra ? O si blocca ? E' così ?
2) Se la luna riflette la luce del sole, che è bianca e contiene tutti i colori, perchè‚ tutto ci= che è illuminato da essa ha colori indistinti ? E' solo una questione di quantità di luce, che è poca, o c'è dell'altro ?
Anzi mi viene un' altra domanda : quanta luce è necessaria per distinguere un colore dall'altro ?
Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)


1) Tenendo conto che in corrisponendenza dei poli N e S magnetici (non coincidenti con quelli geografici) le linee di forza del campo magnetico sono quasi perpendicolari al suolo, con componenti orizzontali trascurabili rispetto a quella verticale, si deduce che un ago magnetico tende ad inclinarsi di poco con il polo N verso il suolo, essendo vincolato dal perno a ruotare nel piano orizzontale, rimanendo in equilibrio indifferente in qualsiasi direzione appartente al piano orizzontale. Pertanto la bussola in questo caso particolare è inutilizzabile, potendo l'ago assumere una qualsiasi direzione nel piano orizzontale. Invece adoperando una bussola di inclinazione (inclinometro), basata su un ago magnetico libero di ruotare nel piano verticale, si potrebbe verificare che in corrispondenza dei poli l'ago si dispone verticalmente lungo le linee di forza del campo,con un angolo di inclinazione di 90o. All' Equatore invece la bussola inclinometrica indicherebbe un angolo di inclinazione nullo, ed a latitudini intermedie un angolo maggiore di 0o e minore di 90o, andando dall'Equatore verso i poli.
2) La Luna riflette soltanto il 7 % (albedo 0,07) della luce solare, assorbendo le componenti spettrali blu-violette, il che rende conto della tinta giallastra della luce riflessa (bianco - blu = rosso + verde = giallo ).
I colori visibili con la luce lunare appaiono pertanto confusi, sia per la bassa intensità di illuminamento (dovrebbe essere di almeno 100 lux per distinguere bene i colori), ma principalmente perchè mancano le componenti blu-violette dello spettro,il che impedisce di avere una corretta percezione cromatica.

DOMANDE: Spett.mo professore Cucinotta, gentilmente Le chiedo:
per stabilizzare la tensione alternata a 220 Volt fissi, per alimentare un apparechio che assorbe una potenza di 100 W , con variazioni della tensione di linea comprese tra 230 e 240 volt, come si potrebbe procedere?
Il rendimento di un autotrasformatore è superiore a quello di un trasformatore di riduzione di tensione?
La saluto cordialmente
Giuseppe


Gent.mo Giuseppe,
Per ovviare all'inconveniente degli sbalzi della tensione di rete bisogna alimentare l'utilizzatore attraverso uno stabilizzatore elettronico di tensione alternata (detto talvolta condizionatore elettronico di rete), che riesce a compensare con sufficiente rapidità ed entro limiti di +/- 15% o +/-25% le variazioni della tensione di rete, grazie al principio della controreazione su cui si basano i sistemi automatici.
Riferimenti web:
http://www.breakpoint.it/it/mkg/SkP_P.asp?id_prod=30981&from=kelkoo
http://www.made-in-china.com/showroom/fatogroup/product-detailDeMmVZRrOxHt/ China-SVC-Fully-Automatic-Voltage-Regulator-SVC-1500VA-.html
http://www.stabilizzatori.it/condizionatori_elettronici_sc.htm
Il rendimento di un autotrasformatore supera quello di un trasformatore in quanto la parte di avvolgimento comune al primario ed al secondario, essendo attraversata da una corrente con intensità pari alla differenza delle correnti primaria e secondaria, consente di ridurre in modo significativo la potenza dissipata per effetto Joule.
Cordiali saluti.

DOMANDE:Gentile professore,
-Nel caso della bottiglia di Leida, se il professore avesse avuto delle scarpe di gomma, avrebbe preso lo stesso la scossa ? Penso di si, perchè‚ anche se gli elettroni non si disperdono nella terra comunque rimaneva elettrizzato, e toccando l'asta consentiva la scarica.
-Ma più in generale , la bottiglia di Leida , sarà anche semplice, ma io non riesco a capire perchè per caricarla è necessario il collegamento a terra ( ho letto il suo percorso di caricamento in una sua risposta precedente e sarebbe così , ma non ne vedo la necessità : non si pu= caricare semplicemente con l'elettrodo e la mano e poi quando l'altra mano tocca l'asticella avviene la scossa , dopo che le cariche elettriche ormai si son separate ?)
-Ho sentito dire in televisione che il campo magnetico della Terra esiste grazie ai movimenti sismici . Ma che c'entrano ?
-Altrove invece ho sentito che senza di esso non ci sarebbe neanche l'atmosfera. Perch‚ ?
-Infine vorrei sapere se sulla Luna esiste il campo magnetico e in caso negativo se gli astronauti che ci andarono , erano protetti .
Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)


- La deduzione è esatta. Infatti, anche se Musschenbroek avesse avuto scarpe di gomma,avrebbe preso lo stesso la scossa, in quanto toccando con l'altra mano la sferetta della bottiglia di Leida carica chiudeva direttamente il circuito tra le armature attraverso il suo busto.
- Bisogna considerare che lo sperimentatore, proprio tenendo in mano l'armatura esterna della bottiglia, se le scarpe non sono di gomma o di altro materiale isolante, stabilisce il collegamento a terra , chiudendo il circuito tra il generatore ed il condensatore. Ovviamente, se il polo negativo del generatore non fosse collegato a terra, la bottiglia potrebbe essere caricata anche collegando l'armatura esterna con il polo negativo del generatore,attraverso un conduttore, e la sferetta al polo positivo attraverso un altro conduttore. Ma fare questo è superfluo in quanto, essendo il polo negativo del generatore collegato a terra (massa conduttrice) , basta tenere la bottiglia in mano per chiudere il circuito con il generatore attraverso il corpo dello sperimentatore.
- E' errato dire che il campo magnetico terrestre è causato dai movimenti sismici (scosse sismiche). E' invece corretto affermare che il campo magnetico terrestre è generato dalle correnti elettriche ad anello che si generano nel nucleo esterno terrestre di ferro-nichel (prevalentemente ferro allo stato liquido a temperature intorno a 3000 ÝC) per effetto dei moti convettivi dovuti al calore terrestre , in parte primigenio ed in parte dovuto all'energia liberata dagli elementi radioattivi . La Terra viene infatti assimilata ad una dinamo che per effetto di un piccolo campo magnetico iniziale genera correnti indotte di intensità crescente che vanno a rinforzare sempre più il debole campo magnetico iniziale (teoria della geodinamo).
E' altresì corretto affermare che nelle fasi immediatamente precedenti e seguenti i terremoti sono state rilevate significative variazioni dell'intensità del campo magnetico terrestre , spiegabili con gli spostamenti degli strati geologici per effetto dei movimenti tellurici e le conseguenti variazioni dell'orientamento del campo generato dai materiali ferromagnetici sottoposti al campo geomagnetico.
Il fatto che la Terra, a differenza della Luna, sia dotata di un'atmosfera dipende esclusivamente dalla maggiore massa terrestre , che implica una velocità di fuga (intorno a 11 km/s) che supera notevolmente quelle di agitazione termica dei gas alla temperatura media dell'atmosfera, in modo tale da rendere molto piccola la probabilità di fuga anche per le molecole della parte ad alta velocità della distribuzione statistica delle velocità di agitazione termica (legge di Maxwell-Boltzmann).
- Sulla base dei dati rilevati dalla sonda lunar prospector, la Luna è dotata di un debolissimo campo magnetico (in media circa 40 volte meno intenso di quello terrestre) di origine esogena, dovuto
all' impatto sulla superficie lunare di materiali rocciosi ferromagnetici apportati dai meteoriti.
Il debolissimo campo magnetico rilevato, non essendo caratterizzato da una distribuzione dipolare delle linee di forza (come quella terrestre) , ma da aree magnetiche di piccola estensione (100 km) distribuite in modo irregolare sulla superficie lunare, non è in grado, a differenza di quello terrestre, di intrappolare le particelle cariche del vento solare (elettroni e protoni) per dar luogo a fasce di radiazioni analoghe a quelle terrestri (di Van Allen),il che implica un' elevata , pericolosa esposizione alle radiazioni ionizzanti, i cui effetti cancerogeni sono direttamente proporzionali alla durata dell'esposizione.

DOMANDE:Egregio professore,
vorrei che mi fosse spiegato meglio che significa che, prima della relatività, gli scienziati pensavano che la velocità della luce si comportasse come la velocità del suono ( non intendo che credevano che ad essa si potesse sommare un'altra velocità, quello mi è chiaro) , nel senso che quest'ultima non dipende dalla velocità del moto della sorgente ( ma perchè‚ dovrebbe cambiare ; cambia la ns. percezione, a seconda della direzione in cui si muove (effetto Doppler), e che rimane costante nel mezzo ( anche qui , perchè‚ dovrebbe cambiare, cambia a seconda del mezzo, ma non nello stesso mezzo ) ; e su un testo leggo come esempio , che il rumore di un aereo è uguale in tutte le direzioni ( mi sembra un' ovvietà ,se si è sull'aereo, e non è certo così, se si è altrove).
Insomma che significano queste due espressioni, sia nel suono che nella luce, indipendenza della velocità dal moto della sorgente e costanza nel mezzo ?
Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)


Bisogna anzitutto considerare che, sia nel caso della propagazione delle onde sonore nei mezzi elastici non isotropi, sia in quello della propagazione luminosa in un mezzo ottico dotato di struttura cristallina (quarzo,calcite, tormalina, ecc...) , la velocità di propagazione dipende dalla direzione di propagazione. Infatti, e questo si verifica anche nella propagazione delle onde sismiche, mentre nei fluidi (il mantello terrestre si pu= assimilare ad un fluido con elevata viscosità ) si propagano soltanto onde elastiche longitudinali (onde di pressione) per l'incapacità del fluido di trasmettere sforzi di taglio (perpendicolari alla direzione di propagazione), nei solidi si propagano sia onde longitudinali sia onde trasversali (con velocità minore), cioè oscillazioni perpendicolari alla direzione di propagazione. Per esempio, durante un terremoto le onde elastiche longitudinali che dall'ipocentro raggiungono la crosta terrestre, generano in essa onde elastiche trasversali che si propagano con velocità minore dall'epicentro (situato sulla verticale passante per l'ipocentro) in tutte le direzioni, come le onde generate dalla caduta di un corpo in uno stagno. Inoltre dalla misura del rapporto tra la velocità delle onde longitudinali e quella delle onde trasversali si determinano le costanti elastiche del mezzo [modulo di elasticità E (di Young), e coefficiente di Poisson (s)]. Un mezzo elastico caratterizzato da una velocità di propagazione ondosa diversa a seconda della direzione di propagazione è un mezzo non isotropo (anisotropo), mentre un fluido perfetto [per es. un gas a temperatura costante (si pensi all'esempio del rumore propagantesi all'interno di un aereo) oppure un liquido non viscoso] è un mezzo isotropo, in quanto la velocità delle onde longitudinali di compressione è indipendente dalla direzione di propagazione.
Un discorso analogo si pu= fare per i mezzi ottici. Un cristallo di calcite (cristallo birifrangente) presenta due diversi indici di rifrazione (e quindi due diverse velocità di propagazione) a seconda dell'orientamento del raggio luminoso incidente rispetto agli assi di simmetria del cristallo.
Fatta questa premessa, possiamo dire che il vuoto è un mezzo isotropo, poichè la luce nel vuoto si propaga sempre con la stessa velocità (c = 300000 km/s) indipendentemente dalla direzione che si considera. Questo principio (di isotropia della propagazione luminosa) fa parte del principio relativistico della costanza della velocità della luce, che afferma sia che la velocità della luce nel vuoto, a differenza di quella del suono nell'aria , è indipendente dal moto della sorgente (per cui non vale il classico principio galileiano di composizione vettoriale delle velocità ), sia che la predetta velocità è indipendente dalla direzione di propagazione (principio di isotropia luminosa). In relatività speciale si dimostra la formula di composizione di due velocità V1 e V2 (relative alla stessa direzione spaziale):
Vr (somma delle velocità) = (V1 + V2)/(1 + V1 V2/c2).
Con questa formula si dimostra direttamente il valore limite di c in relatività ottenuto sommando alla velocità c un'altra velocità V2 minore o uguale a c. Se infatti V1 = c e V2 minore di c, si ha:
Vr = (c + V2)/(1 + c V2/c2) = (c + V2)/( 1 + V2/c) = (c +V2)/(c + V2)/c = c.
Se infine V1 = V2 = c, si ha:
Vr = (c + c)/(1 + c2/c2) = 2c/2 = c.
Per il suono vale invece l'effetto Doppler, che nel caso di una sorgente sonora mobile con velocità V , in conseguenza della legge di composizione galileiana delle velocità, fornisce la formula che descrive l'aumento o la diminuzione della frequenza percepita:
F' = F (1 + V/Vs) , oppure F' = F (1 - V/Vs).

DOMANDE: Stimatissimo professore Cucinotta,
Le vorrei chiedere:
-in un trasformatore, supposto che le spire del primario siano 400 e che questo numero sia stato previsto per una tensione di alimentazione inferiore a 220 V., è possibile inserire una resistenza in serie con l'avvolgimento primario affinchè i 220 V siano compensati dalla somma della caduta di tensione ai capi del primario e di quella ai capi della resistenza ?
- inoltre, in un trasformatore in che misura la perdita di potenza si distribuisce tra quella del rame e quella del ferro?Un buon trasformatore, in base alla potenza assorbita che perdite potrebbe avere? Distintamente La saluto e La ringrazio per la sua ammirevole collaborazione.
Giuseppe

Gent.mo Giuseppe,
La soluzione proposta é assolutamente sconsigliabile per vari motivi:
1) Il carico da collegare al secondario dovrebbe essere fisso e prevalentemente resistivo (con induttanza trascurabile rispetto alla resistenza, per esempio una lampada ad incandescenza, per fare in modo che siano quasi in fase le tensioni primarie da sommare);
2) La potenza da dissipare per effetto Joule nel resistore sarebbe notevole,considerando la corrente primaria a pieno carico. Per esempio, se la tensione di lavoro per cui è stato avvolto il primario fosse 160 V con una corrente massima di 0,5 A, ai capi del resistore in serie dovrebbe aversi una caduta di tensione di 60 V, con una potenza dissipata di 60 x 0,5 = 30 W (in pratica una ministufa).
3) Per motivi concernenti la sicurezza d'impiego nei confronti della tensione di rete è assolutamente sconsigliabile utilizzare resistori di grande potenza, in grado di assumere temperature di funzionamento eccessive, sottoposti alla tensione di rete e montati in prossimità di dispositivi come trasformatori, per i quali in queste condizioni non pu= essere garantita l'indispensabile sicurezza elettrica.
E' pertanto necessario impiegare un trasformatore progettato per funzionare a 220 V.
4)Le perdite sono comprese tra il 2% ed il 5% nei grandi trasformatori (con un rendimento del 95% o 98% per potenze di centinaia di kW), fino a valori massimi del 10% 15%, rispettivamente nei piccoli (decine di KW) e piccolissimi trasformatori (da 20 W fino a qualche kW) (con un rendimento dell' 90% o 85%). Le perdite a vuoto sono quasi tutte dovute all'isteresi del materiale ferromagnetico del nucleo ed alle correnti parassite e crescono con il quadrato dell'induzione magnetica B nel nucleo (B in tesla). Le perdite per effetto Joule crescono invece con il quadrato delle intensità di corrente (primaria e secondaria). Un trasformatore viene di solito progettato per avere il massimo rendimento (il rendimento è massimo quando le perdite nel ferro e quelle nel rame diventano quasi uguali) ad una potenza pari a 3/4 del carico nominale.
Tanti cordiali saluti.

DOMANDE:Egregio professore,
In relatività , per ci= che concerne la meccanica, le trasformazioni di Lorentz fanno si che le leggi siano uguali in tutti i sistemi inerziali. Ma in elettromagnetismo, dato che le leggi di Maxwell sono invarianti , come si spiega ? Ho letto che a differenza delle leggi della meccanica, esse non hanno bisogno di modifica, perch‚ se si considera il classico esempio della carica elettrica ferma che non produce campo magnetico, se per esempio è ferma su un treno in movimento, ci si chiede se lo produce o meno. Proprio il fatto che non è possibile distinguere se la carica è a "terra" o sul "treno", in quanto i due campi sono un tutt'uno , rende inutile variazioni di tali leggi. Vorrei capire meglio.
Effettivamente come si risolve questo problema ? La carica ferma sul treno in movimento, lo produce o no, il campo magnetico ?
E quando si parla di asimmetrie delle leggi di Maxwell, ci si riferisce al fatto che egli non riuscì a dar soluzione a questoÿ quesito ?
Grazie. Francesco. Frattamaggiore( NA)


Le formule di trasformazione del campo elettromagnetico dal sistema di riferimento S' al sistema di riferimento S per effetto di una trasformazione speciale di Lorentz, se gli assi x'y'z' di S' si mantengono rispettivamente paralleli agli assi xyz di S e se l'origine O' di S' si muove di moto rettilineo uniforme con velocità v lungo l'asse x, sono le seguenti:
Ex = Ex'; Hx = Hx' ;
Ey = [Ey' + (v/c) Hz']/sqrt (1 - v2/c2);
Hy = [Hy' - (v/c) Ez']/sqrt (1 - v2/c2);
Ez = [Ez' - (v/c) Hy']/sqrt (1 - v2/c2);
Hz = [Hz' + (v/c) Ey']/sqrt (1 - v2/c2).
Se, come caso particolare, si suppone che il campo elettromagnetico in S' (sul treno in movimento) abbia le componenti elettriche Ex', Ey', Ez' (con Hx' = Hy' = Hz' = 0), per effetto di una carica elettrica posseduta da un corpo carico posto all'interno del treno, il campo elettromagnetico misurato da un osservatore a terra sarà:
Ex = Ex'; Hx = 0;
Ey = Ey'/sqrt (1 - v2/c2);
Hy = - (v/c) Ez'/sqrt (1 - v2/c2);
Ez = Ez'/sqrt (1 - v2/c2);
Hz = (v/c) Ey'/sqrt (1 - v2/c2).
Pertanto, assieme alle componenti elettriche Ex, Ey ed Ez figurano le componenti magnetiche Hy e Hz, in accordo col fatto che una carica elettrica mobile con velocità costante v rispetto a S, equivalendo ad una corrente elettrica rettilinea, genera un campo magnetico osservabile nel sistema di riferimento fisso (S) (legge di circuitazione di Ampere), con le linee di forza aventi la forma di circonferenze concentriche appartenenti al piano yz e con il centro coincidente con la posizione del corpo.
In modo analogo, se nel sistema di riferimento mobile è posto un magnete permanente generante il campo magnetostatico Hx', Hy', Hz' (con Ex' = Ey' = Ez' = 0), nel sistema S figurano assieme alle componenti magnetiche Hx, Hy ed Hz le componenti elettriche Ey ed Ez:
Ex = 0; Hx = Hx';
Ey = (v/c) Hz'/sqrt (1 - v2/c2);
Hy = Hy'/sqrt(1 - v2/c2);
Ez = - (v/c) Hy'/sqrt (1 - v2/c2);
Hz = Hz'/sqrt(1 - v2/c2).
Pertanto, nel caso della carica ferma rispetto ad un treno che si muova con velocità costante v, mentre un viaggiatore rileva un campo elettrostatico, un osservatore a terra rileva un campo magnetostatico.
Questo comportamento è coerente con il fatto che relativisticamente il campo elettromagnetico è rappresentato da un ente fisico con 6 componenti (tensore doppio antisimmetrico) che nel passaggio da un sistema di riferimento ad un altro, mobile con velocità costante v, si trasformano con le leggi di cui sopra, il che implica che un campo con componenti esclusivamente elettriche in un sistema, acquisisca componenti magnetiche in un altro sistema, e viceversa.
Quando si parla di asimmetrie delle equazioni di Maxwell, si considera quanto segue:
1) Mentre le linee di forza del campo elettrostatico sono aperte e sono dirette (per convenzione) dalle cariche positive a quelle negative,le linee di forza del campo magnetico sono sempre chiuse, non essendo possibile separare il polo magnetico Nord da quello Sud (esperienza della calamita spezzata).
2) Mentre un campo magnetico variabile genera un campo elettrico variabile (circuitazione del campo elettrico) , la legge di circuitazione magnetica di Ampere stabilisce che un campo magnetico viene generato soltanto da correnti elettriche. Questa asimmetria fu eliminata da Maxwell (Legge di circuitazione di Ampere-Maxwell) aggiungendo al termine associato alle correnti elettriche il termine associato al campo elettrico variabile (us= l'espressione "corrente di spostamento nel mezzo dielettrico").

DOMANDE:Egregio professore,
vorrei sapere, dato che già prima della relatività si era capito che la luce aveva una velocità finita ( a parte i sistemi di riferimento), a nessuno era venuto in mente prima di Einstein, che lo spazio e il tempo non fossero entità assolute?
Inoltre vorrei capire precisamente, che s'intende che le leggi di Newton avevano come principale differenza da quelle di Maxwell l ' istantaneità delle azioni : come la luce impiega un certo tempo perch‚ ha una velocità finita ( altrimenti se avesse velocità infinita sarebbe contemporaneamente in due posti diversi e il tempo sarebbe zero) , nella meccanica ( fatto salvo il discorso della somma delle velocità ), un corpo qualunque, non ci mette comunque un certo tempo a percorrere un certo spazio ?
Grazie. Francesco . Frattamaggiore ( Na)


1)Consideriamo che, per quanto riguarda la formulazione del principio di relatività, limitatamente ai fenomeni meccanici, Galileo è stato il precursore di Einstein. Infatti il principio di relatività galileiano afferma che tutti i sistemi di riferimento non accelerati, dotati cioè di moto rettilineo uniforme l'uno rispetto all'altro, sono equivalenti per la formulazione delle leggi della meccanica (ricordiamo l'esempio galileiano concernente esperimenti di meccanica eseguiti su una nave navigante in acque calme e dotata di moto rettilineo uniforme) . Questa equivalenza è connessa alla legge galileiana di composizione delle velocità V e V' di un corpo rispetto a due sistemi di S ed S' in moto rettilineo uniforme con velocità v l'uno rispetto all'altro lungo l'asse x: V = V' + v.
Pertanto Galileo per primo enunci= la relativizzazione dello spazio , continuando tuttavia a considerare assoluta la misura degli intervalli di tempo, il che equivale ad affermare l'indipendenza delle misure degli intervalli di tempo dal sistema di riferimento e la possibilità di sincronizzazione degli orologi di tutti i sistemi di riferimento.
Newton incluse nei suoi "Principia Mathematica Philosophiae Naturalis" il principio di relatività di Galileo e la predetta legge di composizione delle velocità ,pur continuando a considerare assoluto il tempo ed introducendo per= come sistema di riferimento privilegiato per la formulazione delle leggi della meccanica il cosiddetto "sistema delle stelle fisse", un particolare sistema inerziale di riferimento rispetto al quale un corpo, non sottoposto a forze, si muove di moto rettilineo uniforme o rimane in quiete se è inizialmente fermo. Di conseguenza, applicando il principio di relatività galileiano, la legge fondamentale della dinamica F = ma è la stessa in qualsiasi altro sistema inerziale che si muova di moto rettilineo uniforme ed i cui assi non ruotino rispetto al sistema inerziale (terna cartesiana inerziale) delle "stelle fisse", che Newton concepì solidale al Sole e con gli assi di riferimento (x,y,z) in posizioni angolari invariabili rispetto alle cosiddette "stelle fisse", così denominate in quanto le loro reciproche distanze angolari ci appaiono pressochè invariabili per effetto
dell' enorme distanza dal nostro pianeta.
D'altra parte, nella meccanica newtoniana, considerando assoluto (privilegiato) il sistema inerziale delle "stelle fisse", la legge fondamentale F = ma , valida in qualsiasi altro sistema inerziale di riferimento, non risulta valida in un qualsiasi sistema di riferimento solidale alla Terra, in quanto il nostro pianeta non soltanto è soggetto all'attrazione gravitazionale del Sole e degli altri corpi celesti , e quindi è accelerato, ma è anche dotato di rotazione intrinseca rispetto al proprio asse; pertanto non è un sistema inerziale.
Infatti la forza totale cui è soggetto un corpo mobile di massa m , con velocità v, sulla superficie terrestre è la risultante della forza peso A = Gm x massa terrestre/raggio terrestre 2 (forza attrattiva newtoniana esercitata dalla massa della Terra considerata concentrata nel suo centro) e delle cosiddette forze apparenti del moto relativo. Infatti, a causa della rotazione della Terra attorno al proprio asse con velocità angolare w = 6,28/(24 x 3600) = 6,28 radianti/86400 secondi = 72,685 x 10-6 rad/s la forza attrattiva A è alleggerita dalla forza centrifuga m w 2x raggio medio terrestre x cos (latitudine) decrescente dal valore massimo ,m w 2 x raggio medio terrestre x cos (0Ý) all' Equatore, fino a zero, m w 2 x raggio medio terrestre x cos (90Ý) , ai poli, ed inoltre dalla forza centrifugo-composta o complementare (di Coriolis) , pari 2w^ v. :
Pertanto la legge F = ma diventa: A - m w 2 x raggio medio terrestre x cos (latitudine) - 2w^ v = ma. In pratica, per=, se si trascurano, in prima approssimazione le predette due forze inerziali, un sistema di riferimento terrestre, pu= essere considerato inerziale, in prima approssimazione, in tutti i casi pratici nei quali sia lecito trascurare gli effetti di cui sopra.
2) L'istantaneità delle azioni nella teoria newtoniana della gravitazione e nella teoria coulombiana dell'elettrostatica, è evidente considerando la legge di Newton F = GM1M2/R2 e la legge di Coulomb F = kQ1Q2/R2. In entrambe le leggi al denominatore non figura il tempo, il che significa, in assenza del concetto di campo (introdotto da Faraday) che una massa o una carica elettrica influenzano istantaneamente un'altra massa o un'altra carica.
Invece, nella teoria maxwelliana, basata sul concetto di campo e quindi sulle azioni di campo, ritardate a causa del valore finito della velocità della luce c, la forza esercitata dalla carica Q1 si trasmette alla carica Q2 soltanto attraverso il campo elettrostatico che si propaga alla velocità della luce. La stessa considerazione si applica alla teoria einsteiniana della gravitazione, che implica la propagazione delle deformazioni (variazioni di curvatura) dello spazio-tempo con velocità c (onde gravitazionali).

DOMANDE: Gentile Prof.,
come al solito le propongo la lista di domande a cui, da solo, non sono riuscito a dare una soddisfacente risposta.
1) Qual è la differenza tra il silicio monocristallino e il silicio policristallino?
2) Nei processi bipolari, si effettua l'accrescimento su un substrato di silicio p di uno strato epitassiale di silicio n. Lo strato epitassiale n ha le stesse caratteristiche cristallografiche del substrato p sul quale esso si è accresciuto (ossia silicio monocristallino). Per la realizzazione del gate dei mosfet, invece, viene fatto accrescere sull'ossido di campo e sull'ossido di gateÿuno strato diÿsilicio policristallino (o polisilicio) che poi, quando verranno realizzate le due diffusioni n+ per la creazione delle regioni di drain e di source, verrà fortemente drogato n+ tanto da comportarsi da metallo. Mi chiedo: invece di deporre il polisilicio, perchè non viene deposto il silicio monocristallino?
3) Nel processo di produzione del silicio monocristallino, il silicio di grado elettronico policristallino viene fuso nei forni ad induzione. Come funzionano e per quale motivo si utilizzano?
4) Ho letto che per la crescita del silicio monocristallino è importante utilizzare un seme che imprima al silicio fuso che solidifica su di esso (processo chzochralsky) un'opportuna orientazione cristallografica (indici di miller 1,0,0). Perchè è importante imprimere una determinata orientazione cristallografica invece che un'altra?
5) Perchè i contatti ohmici tra semiconduttori drogati ed alluminio si comportano diversamente a seconda che l'alluminio vada a contattare del silicio di tipo p o del silicio di tipo n? Ogni volta che bisogna contattare del silicio n bisogna realizzare preventivamente una diffusione n+. Perchè?
6) Lo strato sepolto n+ serve soltanto per offrire alla corrente di collettore un percorso a bassa resistenza?
7) Ho letto che la crescita del silicioÿmonocristallino comporta la presenza di posizioni vacanti, dislocazioni e dislocazioni multiple nel reticolo. Cosa sono le dislocazioni?
La ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti,
suo eterno allievo
Alessio

Caro Alessio,

1) un policristallo è una struttura cristallina composta da tante microstrutture monocristalline (monocristalli) i cui assi di simmetria sono orientati in direzioni diverse; nel caso particolare del silicio, il silicio policristallino, caratterizzato da un grado di purezza non superiore ad una parte per milione (un difetto di simmetria o un'impurità per ogni milione di atomi), è costituito da tanti microcristalli di silicio (monocristalli) orientati casualmente all'interno dell'agglomerato.
2) Nel processo tecnologico MOS-polysilicon gate l'impiego del gate di silicio policristallino consente anzitutto di ridurre i costi rispetto al silicio monocristallino ed inoltre di disporre di valori di mobilit… elettronica maggiori per diversi ordini di grandezza di quelli di altri tipi di silicio (amorfo o monocristallino), con il vantaggio di ottenere tempi di commutazione molto ridotti rispetto a quelli di un MOSFET con gate metallico o con gate di silicio monocristallino.
3)I forni ad induzione sono costituiti essenzialmente da un tubo di quarzo sul quale sono avvolte parecchie spire percorse da corrente a radiofrequenza. La variazione del flusso di induzione magnetica ad alta frequenza genera nella massa del semiconduttore delle correnti parassite (di Foucault) che lo portano al punto di fusione, consentendo, a seconda della fase di lavorazione, di ossidarlo formando uno strato di SiO2 o di diffondere in esso impurità droganti in fase gassosa.
vedi link: usr-lazio.artov.rm.cnr.it/fiset2002/materialifiset2002/set/5materiali/lezioni/3.ppt .
4) I cristalli, essendo materiali anisotropi, presentano proprietà fisiche che dipendono dalla direzione che si considera rispetto agli assi del reticolo cristallino. In particolare, le lamine cristalline che si ottengono da un unico monocristallo per sfaldatura o taglio (per es i wafer di silicio monocristalllino), presentano una percentuale di difetti cristallini [dislocazioni , cioè disallineamenti di piani di atomi, atomi mancanti (cioè vacanze atomiche) atomi interstiziali, atomi di impurità ] che dipende dall'orientazione cristallografica . Nel caso del silicio l'orientazione cristallografica più conveniente è quella con indici 100. Vedi link:
http://www.caspur.it/Files/2005/09/12/1126532390726.pdf
http://www.research.ibm.com/journal/rd/161/ibmrd1601B.pdf
5) Un contatto ohmico (non raddrizzante) costituito, per es., da alluminio/semiconduttore n+/ semiconduttore n) , si comporta come un particolare diodo Schottky (metallo-semiconduttore) nel quale il drogaggio è così elevato (10^19, 10^20 impurità/cmc) da ridurre notevolmente lo spessore della barriera tra metallo e semiconduttore n+, al punto da determinare, per effetto tunnel, un' intensa corrente elettronica dal silicio n+ al metallo (alluminio), con una caduta di tensione piccolissima ai capi della giunzione e senza effetto raddrizzante. In sostanza l'alluminio si comporta da zona p, mentre il silicio n+ si comporta da zona n di un particolare diodo Schottky nel quale, a causa dell'elevato drogaggio, predomina l' effetto tunnel (si consideri che un diodo tunnel non si comporta da raddrizzatore essendo caratterizzato da un'elevata corrente inversa comparabile con quella diretta relativamente al punto di picco).
6) In un transistor BJT realizzato con la tecnologia planare-epitassiale lo strato sepolto n+ serve appunto a ridurre notevolmente la resistenza della zona di collettore e quindi ad aumentare la corrente Icmax.
7) Vedi punto 4) - link http://www.caspur.it/Files/2005/09/12/1126532390726.pdf.

DOMANDE:Stimatissimo professore Cucinotta,
Le vorrei porre un quesito di idrodinamica:
-una sfera metallica cava del peso di 30 Kg., posta a metri 30 di profondità dal pelo libero dell'acqua di un lago , il cui peso specifico sia di 1000 Kg./mc, come si fa a calcolare la velocità di salita della sfera e quale potrebbe essere il tempo per raggiungere la sommità del lago?
Con somma gratitudine la saluto e La ringrazio per la sua qualificata collaborazione.
Giuseppe.

Gent.mo Giuseppe,
Considerando che non sono stati forniti i valori della densità rm del metallo ed i raggi interno Ri ed esterno Re della sfera, si integrano i dati mancanti supponendo che i loro valori siano: Ri = 19,2 cm = 0,192 m, Re = 20 cm = 0,2 m, e che la sfera sia di ferro, la cui densità vale 7800 kg/mc.
Detti Ve = 12.56 Re3/3 = 3,349 x 10-2 mc e Vi = 12.56 Ri3/3 = 2,963 x 10-2 mc rispettivamente i volumi esterno ed interno della sfera di ferro, si calcola l'accelerazione a acquisita dalla sfera sottoposta alla spinta di Archimede Sa = raVeg ed al peso P = rm(Ve - Vi)g:
a = (Sa - P)/Msfera = (Sa - P)/[rm(Ve - Vi)] =
= [ ragVe - rmg(Ve - Vi)]/[ rm(Ve - Vi)] = [ragVe]/ [ rm(Ve - Vi)] - g = [1000 x 3,349 x 10-2 x 9,81]/[7800 x (3, 349 x 10-2 - 2,963 x 10-2)] - 9,81 = (3,2853 x 102)/ [7800 x (3,86 x 10-3]= 3,2853 x 102/30,108 - 9,81 = 328,53/30,108 - 9,81 = 10,911 - 9,81 = 1,101 m/s2 .
Il moto della sfera dal fondo alla superficie del lago è uniformente accelerato,con a = 1,101 m/s2.
Pertanto, dalla formula h = (1/2)at2, con h (profondità del lago), si ottiene il tempo
t : t = sqrt (2h/a) = sqrt ( 2 x 30 / 1,101) = sqrt ( 54,495) = 7, 382 s.
Cordiali saluti

DOMANDE:Stimatissimo professore Cucinotta,sempre in riferimento al quesito di idrodinamico sopra esposto, Le vorrei chiedere se fosse possibile calcolare la velocità e il tempo chiesti ma, tenendo conto della resistenza del mezzo ovvero dell'acqua che si oppone all'avanzamento della sfera verso l'alto, supposto che la sfera metallica sia perfettamente liscia e che l'acqua sia limpida.
Sempre riconoscente per la sua preziosa collaborazione, distintamente, La saluto. Giuseppe


Gent.mo Giuseppe,
Considerando la modesta velocità di risalita della sfera , si pu= ipotizzare una resistenza di avanzamento Ra direttamente proporzionale alla velocità v, alla sezione S = pRe2 = 3,14 x 0,2 2 = 0,1256 mq ed alla densità dell'acqua , attraverso un coefficiente di resistenza Cr analogo al Cx di un'auto:
Ra = Crr Sv.
Per una determinazione attendibile di Cr bisognerebbe effettuare sulla sfera delle misure di resistenza idrodinamica; tuttavia, considerando la minimizzazione della resistenza idrodinamica grazie alla forma sferica ed ipotizzando un coefficiente Cr = 0,1 , si ha l'equazione differenziale del moto: M a = Mdv/dt = spinta archimedea - peso - Ra = r agVe - Mg - CrraSv.
dv/(ragVe - Mg - Cr rSv) = dt/M.
Integrando si ottiene: ln(r agVe - Mg - CrraSv) = -t Cr raS/M + costante1.
ragVe - Mg - CrraSv = Aexp( -t CrraS/M ).
Dovendo essere v = 0 per t = 0, si ha: ra gVe - Mg = A.
CrraSv = (r agVe - Mg)[1 - exp( -t CrraS/M ) ].
v (t) = dy(t)/dt = [(ragVe - Mg) /(CrraS)] [1 - exp( - t Crr aS/M )].
Integrando ancora si ottiene y(t):
y(t) = [(ragVe - Mg)/(CrraS)]t + M[(ragVe - Mg)/(Crr aS)2]exp(- CrraS /M) + costante2.
Dovendo essere y(0) = 0 per t = 0, si ha: costante2 = - M/(CrraS)2.
Infine si ottiene: y(t) = [(ragVe - Mg)/(CrrS)]t + M[(ragVe - Mg) /(CrraS)2] [exp(- CrraS t/M) - 1].
y(t) = [(1000 x 9,81 x 3,349 x 10-2 - 30 x 9,81)/(0,1 x 1000 x 0,1256)] t + 30 x [(1000 x 9,81 x 3, 349 x 10-2 - 30 x 9,81)/(0,1 x 1000 x 0,1256)2] [exp (- 0, 1 x 1000 x 0,1256 t /30 ) -1] .
y(t) = (34,236/12,56) t + (30 x 34,236/12, 562) [exp (- 0,4186 t) -1].
y(t) = 2,72 t + 6,51 [exp (- 0,4186 t) -1]. Soluzione approssimata dell'equazione trascendente:
Per t = 5 /0, 4186 s = 11,94 s, exp(-5) = 0,006738 è trascurabile rispetto all'unità; pertanto 30 = 2,72 t - 6,51 ; t = (30 + 6,51)/2,72 = 13,422 s.
Infine si ha :
y = 2,72 x 13,422 - 6,51 = 29,99 m, già molto vicino ai 30 m (profondità del lago)
Cordiali saluti.

DOMANDE:Gentile professore,
1) ho letto che la velocità della corrente elettrica , se non incontrasse nessuna resistenza , sarebbe uguale a quella della luce. Vorrei sapere perchè.
2) Vorrei sapere anche se si conosce la velocità degli elettroni ( a parte il principio di indeterminazione) intorno al nucleo, se anche quella è uguale a "c" .
3) E il fatto che tutte e radiazioni elettromagnetiche hanno proprio la velocità " c " da che dipende , visto che esse sono prodotte dalle perturbazioni di qualunque carica elettrica ?
Grazie. Francesco


1) E' pari alla velocità della luce la rapidità con cui si manifestano gli effetti del campo elettrico, che è causa della corrente, all'interno di un conduttore, in seguito all'applicazione di una tensione ai suoi estremi. Quando viene chiuso l'interruttore di un utilizzatore elettrico (lampada, motore, forno) , il campo elettrico viene applicato al circuito con un ritardo pari a 2L/c, (c = 300000 km/s), dove L è la lunghezza di ciascuno dei conduttori della linea di alimentazione. Il moto degli elettroni accelerati dal campo elettrico all'interno dei conduttori di alimentazione e del circuito dell'utilizzatore è continuamente frenato dagli urti contro gli ioni del reticolo cristallino ed incontra una resistenza tanto più grande quanto più piccola è la sezione dei conduttori. Per esempio, tenendo presente che nel rame ci sono circa N = 8,4 x 1028 elettroni per mc, in un conduttore avente una sezione S di 2 mmq, percorso da una corrente I con l'intensità di 1 A, dato che ciascun elettroneè dotato di una carica elettrica e di 1,6 x 10-19 C (coulomb), gli elettroni migrano a zig-zag con una velocità media di deriva Vd = I/(NeS) = 1 /( 8,4 x 1028 x 1,6 x 10 -19 x 2 x 10-6) = 3,72 x 10-5m/s, il che equivale ad un tempo di migrazione (deriva), riferito ad un conduttore lungo un metro, di 1/3,72 x 10-5 = 2,688 x 10 4 secondi/metro = 2,688 x 10 4/3600 = 7,467 ore/metro.
Invece, nel vuoto spinto di un tubo a raggi catodici, basta applicare una tensione acceleratrice di alcune centinaia di migliaia di volt per far assumere agli elettroni una velocità pari al 99% di quella della luce nel vuoto.
2) Basta applicare la teoria elementare dell'atomo di Bohr agli elettroni più vicini al nucleo dell'atomo di uranio (con 92 elettroni e protoni ) per ottenere un valore di 1, 5255 x 107m/s, pari a circa il 5% di c.
3) La velocità c delle radiazioni elettromagnetiche nel vuotoè una costante universale, come quelle di gravitazione universale G e di Planck h. Da queste costanti e dalla carica elementare (carica dell'elettrone) dipende la struttura dell'universo, che a sua volta dipende dalle condizioni iniziali esistenti al momento del big bang, ma i fisici a tutt' oggi non sanno spiegare perchè le tre costanti universali abbiano proprio determinati valori e non altri. Questo fa parte dei misteri dell'universo. Dai valori delle costanti universali G, h e c dipendono le caratteristiche della materia e la nostra stessa vita, che non sarebbe più possibile se anche una sola di esse avesse un valore diverso.

DOMANDE:Gentile Prof.,
avrei qualche altro dubbio.
1) Studiando il funzionamento del diodo, ho dovuto calcolare il valore massimo del campo elettrico nella regione di svuotamento (all'equilibrio). In un libro ho letto, invece, che la regione di svuotamento, laddoveèpresente il campo elettrico di built inèstata chiamata "regione di carica spaziale". Cosa si intende con questa espressione?
2) Gentile prof, sfogliando pc professionale ho letto che tra qualche mese verrà implementato il nuovo processo di produzione a 45 nm. Ho potuto constatare che in questo processo produttivo la larghezza di canale del singolo mos sarà di 20 nm mentre lo spessore dell'ossido di gate di 3 nm. Allora mi chiedo: a quale parametroèattribuita la lunghezza di 45 nm?
3) Perchè nei metalli l'unico contributo dovuto alla densità di correnteèsolo quello di drift degli elettroni mentre nei semiconduttori va considerato il contributo dovuto alla diffusione dei maggioritari e dei minoritari? Inoltre mi chiedo: se in una barretta di silicio il drogaggioèuniforme anche in presenza di polarizzazione esterna si pu= parlare di un contributo di corrente dovuto alla diffusione dei portatori?
4) In un semiconduttore con drogaggio non uniforme, il campo elettricoè costante per tutta la struttura?
5) Perchè in un metallo non si considerano le correnti di diffusione?
6) L'equazione di Poisson pu= essere utilizzata per determinare l'andamento del potenziale in una situazione di non equilibrio?
7) Perchè nelle giornate di umiditi i tralicci "frizzano"?
La ringrazio anticipatamente. Suo eterno allievo Alessio


Caro Alessio,
1) Le espressioni "regione di svuotamento" e "regione di carica spaziale" sono equivalenti. Infatti la zona della giunzione, compresa tra le zone p ed n, si svuota di cariche maggioritarie (elettroni in n e buche in p) lasciando nella zona cariche fisse non neutralizzate, dovute nella zona p ad accettori (ioni negativi) e nella zona n a donatori (ioni positivi). Trattandosi di cariche fisse, si parla appunto di regione di carica spaziale.
2) La lunghezza di 45 nm riguarda il canale indotto nel semicoduttore di tipo p, compreso tra le zone n del source e del drain in un mosfet a canale n, oppure il canale indotto nel semiconduttore di tipo n, compreso tra le zone p del source e del drain in un mosfet a canale p.
3) Nei metalli alcalini (Na, K) e nei metalli nobili (Au, Ag, Cu), con bande di conduzione e di valenza non sovrapposte, la banda di valenza è piena (non si formano buche per il maggiore salto energetico tra le due bande rispetto a quello tipico di un semiconduttore) e la corrente è dovuta al moto degli elettroni liberi nella banda di conduzione. Invece, nei metalli alcalino-terrosi (Be,Mg,Ca), con le bande di valenza e di conduzione parzialmente sovrapposte, esistono elettroni liberi nella banda di conduzione aventi la stessa energia degli elettroni di valenza nella relativa banda; pertanto, se si genera una buca nella banda di valenza, essa viene immediatamente neutralizzata da un elettrone con la stessa energia proveniente dalla banda di conduzione. In questo caso la parziale sovrapposizione delle due bande dà luogo ad un'unica banda parzialmente piena, nella quale gli elettroni e solo gli elettroni possono spostarsi sotto l'azione di un campo elettrico applicato al metallo.
4) Mentre il campo elettrico presente nella regione di svuotamento ha andamento lineare se il drogaggio è uniforme, questo non si verifica se il drogaggio nonèuniforme. In questo caso il campo elettrico varia lungo la giunzione con legge non lineare.
5) In un metallo si possono avere correnti di diffusione generate da differenze di temperatura, che determinano differenze di concentrazione elettronica e quindi piccolissime differenze di potenziale di origine termoelettronica (forze elettromotrici termoelettriche di Thomson). E' un fenomeno analogo a quello delle correnti marine causate da differenze di temperatura e quindi di concentrazione salina tra la superficie ed i fondali marini.
6) Bisognerebbe risolvere l'equazione di Poisson tenendo conto della variazione temporale della densità di carica. Le sue soluzioni V[x; densità(t)] relative ai diversi istanti considerati consentirebbero di studiare la dipendenza di V(x) dal tempo.
7) Nelle giornate umide, soprattutto in prossimità delle coste, a causa dell'aumento di conducibilità dell'aria per effetto del vapore acqueo impregnato di salsedine, si generano piccole scariche elettriche tra conduttori sottoposti ad alte tensioni. Queste scariche provocano continui crepitii tanto più intensi quanto maggiore sia l'umidità dell'aria. Tanti cordiali saluti.

Gentile professore,
1) Vorrei sapere se esiste qualche relazione tra le onde elettromagnetiche e il calore . Infatti , mi par di capire che man mano che aumenta la frequenza, aumenta il calore emesso ( con l'eccezione dell'infrarosso che è più caldo del rosso) e vedo che somministrare calore ad un corpo, comunque gli fa emettere onde elettromagnetiche, con frequenza che dipende dalla quantità che gli viene fornita.
Mi chiedevo se c'era proprio qualche legge matematica che legasse , appunto, calore e onde elettromagnetiche.
2) Vorrei sapere inoltre, quando si fornisce calore a un corpo, la velocità dei suoi atomi e molecole aumenta; ma aumenta anche quella degli elettroni ?
Cioè, il calore aumenta indipendentemente la velocità degli uni e degli altri , o c' è una " priorità "? o conseguenzialità, nel senso che, perchè aumenta quella degli atomi, deve necessariamente aumentare quella degli elettroni ? O , per gli elettroni non aumenta la velocità , ma assorbono solo energia per passare al livello superiore? Anzi , si può somministrare energia agli elettroni , senza alterare la velocità che hanno gli atomi del corpo in questione?
Grazie. Francesco


1) La figura mostra le curve sperimentali del potere emissivo del corpo nero, un radiatore ideale di energia elettromagnetica mantenuto alla temperatura assoluta T (T in gradi Kelvin = t in gradi centigradi + 273 ).
Si osservi anzitutto che l'energia irradiata da una superficie unitaria nello spettro visibile (da 0,4 a 0,8 micron) è una piccolissima parte dell'energia complessiva irradiata considerando tutte le lunghezza d'onda (tutte le frequenze) e che il massimo del potere emissivo si verifica per lunghezze d'onda decrescenti, al crescere della temperatura. La legge di Wien l(Emax) T = 0,0029 m x °K stabilisce appunto che l(Emax) è inversamente proporzionale alla temperatura assoluta. Questa legge consente per esempio di misurare la temperatura di una stella misurando l (Emax). Al crescere di T la lunghezza d'onda per cui viene emessa la maggior parte dell'energia radiante si sposta verso il blu-violetto ed infine verso l'ultravioletto fino ai raggi X. Per esempio, se T = 60000 °K (temperatura superficiale di una stella bianco-azzurra, di classe spettrale OB ) , l(Emax) = 0,0029 /60000 = 4,83 x 10-8m = 48,3 nm = 0,0483 micron, nella regione dell'ultravioletto.
La comprensione delle curve sperimentali del corpo nero rappresentò un vero rompicapo per tutta una generazione di fisici degli ultimi decenni del XIX secolo. Wien, Rayleygh, Jeans elaborarono invano varie teorie basate sulle leggi classiche dell'elettromagnetismo e della termodinamica. Soltanto Max Planck riuscì a spiegare teoricamente le curve sperimentali introducendo il rivoluzionario principio della quantizzazione dell'energia E = nhf, in base al quale l'energia E di un oscillatore armonico, costituito da una particella carica (elettrone, protone, ione) oscillante e irradiante onde elettromagnetiche (in base alla formula di Larmor che consente di calcolare la potenza emessa da una carica elettrica dotata di moto accelerato), può assumere soltanto valori multipli (n = 0,1,2...) della quantità elementare hf, dove h è la costante universale di Planck ed f è la frequenza della radiazione emessa. La fisica classica attribuisce ad un oscillatore un'energia media di agitazione termica pari a E = kT (k è la costante di Boltzmann). Planck dedusse invece la necessità di attribuire ad un oscillatore un'energia media di agitazione termica
E = hf/[exp(hf/kT) -1], per ottenere una curva coerente con i dati sperimentali e con la legge di Wien.
Il principio di quantizzazione dell'energia di Planck diede inizio allo sviluppo della fisica quantistica.
2) In base al principio di Pauli,che stabilisce l'impossibilità per due fermioni (particelle con spin semidispari) di occupare lo stesso stato quantico, si deduce, con riferimento alla statistica quantistica di Fermi-Dirac, che in un metallo i livelli energetici degli elettroni di conduzione contribuiscono al calore specifico in una misura diversa rispetto a quella prevista dalla classica statistica di Maxwell-Boltzmann. Infatti, se si considera il livello di Fermi EF , che è il livello energetico più elevato che sia occupato alla temperatura T = 0 °K (zero assoluto), e si determina la temperatura assoluta TF , tale che sia EF = kTF, si deduce che, a temperature ordinarie (per es. per t = 500 °C , corrispondente a T = 773 °K), con valori tipici di TF compresi tra 64000 °K (per l'oro) e 82000 °K (per il rame), essendo l'energia di agitazione termica kT molto minore di quella, kTF, equivalente a quella degli elettroni liberi che occupano il livello di Fermi, soltanto la piccola frazione T/TF di tutti gli elettroni liberi può risentire dell'agitazione termica contribuendo al calore specifico. Infatti, se si considera il rame, soltanto gli elettroni molto vicini al livello di Fermi EF = 7 eV (elettronvolt) possono essere eccitati termicamente a livelli di poco superiori a 7 eV.
Essendo di soli 8,625 x 10 -5 eV l'energia di agitazione termica per ogni grado Kelvin, per T = 773 °K l'energia di agitazione termica vale 8,625 x 10 -5x 773 = 6,667 x 10-2 eV = 0,06667 eV, il che corrisponde in percentuale a 100 x 0,06667/7, cioè allo 0,952 % della concentrazione degli elettroni del rame. Infatti, essendo i livelli energetici inferiori tutti occupati, possono passare a livelli energetici superiori soltanto i pochi elettroni aventi energie nell'intervallo compreso tra 7 eV - 0,06667/2 eV e 7 eV + 0,066672/2 eV, cioè tra 6,966665 eV e 7,033336 eV. Tutti gli altri elettroni liberi non contribuiscono all'emissione di radiazione elettromagnetica. Pertanto nei metalli l'irraggiamento elettromagnetico dovuto all'energia di agitazione termica è dovuto in prevalenza agli ioni del reticolo cristallino. Pertanto, con N ioni metallici monovalenti, mentre l'energia di agitazione termica Wi dovuta agli ioni è NkT , quella We dovuta agli elettroni è pari alla frazione (T/TF) di NkT, cioè We = NkT2/T F.

Emerito prof.re,
sono Francesca, alcuni giorni fa ho trasmesso una e-mail avente per oggetto la caduta di un grave, nel quale chiedevo il valore della forza d'urto al momento dell'impatto.Si chiedeva di un tegolo che cadendo accidentalmente ad un'altezza h metri veniva giù con moto naturalmente accelerato dovuto alla forza di gravità, Suppongo che tale messaggio si sia perso tra le miriadi di linee web che oggi giorno ci invadono da tutte le parti.
Tantissimi saluti. Francesca

Gent.ma Francesca,
Ritengo che l'e-mail sia stata eliminata per errore dal programma antispam del mio provider.
Per quanto concerne la forza impulsiva che si sviluppa durante l'urto di un grave di massa m, che cada da un'altezza h, bisogna considerare che al momento dell'impatto l'energia cinetica K = (1/2) Mv2 acquisita dal grave (pari all'energia potenziale U = mgh) si converte in lavoro meccanico L = F y di deformazione del grave e del suolo, dove con y si indica il piccolissimo spazio (deformazione verticale) che il grave percorre, durante l'urto contro il suolo,prima di ridursi allo stato di quiete.
Esempio: Se m = 5 kg, g (accelerazione di gravità) = 9,81 m/s2, h = 20 m e y = 2 mm, la forza d'urto media su suolo rigido è F = mgh/y = 5 x 9,81 x 20 / 2 x 10 -3 = 490500 N (newton) = 490500/9,81 = 50000 kg-peso = 50 tonnellate.
Bisogna considerare come all'aumentare dello spazio y, il che si verifica se l'urto si verifica contro un corpo di rigidità via via decrescente, la forza d'urto F decresca con legge di proporzionalità inversa; infatti se il tegolo cadesse su un materassino di gomma di spessore y = 20 cm,
la forza d'urto media si ridurrebbe al valore F = 5 x 9,81 x 20 / 0,2 = 4905 N = 500 Kg-peso.
Se infine il tegolo cadesse su un telo come quello usato dai vigili del fuoco, caratterizzato da una notevole elasticità e quindi da un valore di y molto grande, per esempio y = 1 m, la forza d'urto media si ridurrebbe a F = 5 x 9,81 x 20 / 1 = 981 N = 100 Kg-peso. Ovviamente, nel caso del tegolo, che presenta una superficie d'impatto S molto piccola, per es. S = 500 cmq = 0,05 mq, la forza d'urto, distribuendosi su una superficie piccola, comporta uno sforzo specifico (forza per unità di superficie) molto grande, pari a 100/500 = 0,2 Kg-peso/cm2.
Nel caso di un corpo umano che cada su un telo elastico, con m = 80 kg, h = 20 m, y = 1 m ed S = 5000 cmq = 0,5 mq, la forza d'urto e lo sforzo specifico ammonterebbero rispettivamente a:
F = 80 x 9,81 x 20/1 = 15696 N = 1600 Kg-peso e 1600/5000 = 0,32 Kg-peso/cm2 = 320 g-peso/cm2, con conseguenze non letali !
Pertanto gli effetti deformanti dell'urto sono tanto meno intensi quanto maggiore sia lo spazio y che il corpo percorre prima di fermarsi.
Uno studio alternativo e del tutto equivalente si potrebbe effettuare conoscendo la durata dell'urto, cioè il tempo tc impiegato dal corpo per percorrere lo spazio y. Al crescere di y, cresce tc e la forza d'urto decresce in modo inversamente proporzionale. Nel caso di un tegolo con m = 5 Kg, che cada al suolo da un'altezza h = 20 m, poichè la forza d'urto media è pari a 490500 N e poichè la velocità finale per effetto del moto naturalmente accelerato è Vf = sqrt (2gh) = sqrt(2 x 9,81 x 20) = 19,8 m/s e la quantità di moto Q = mVf = 5 x 19,8 = 99 Kg x m/s si riduce a zero, la durata dell'urto tc si calcola, in base alla seconda legge della dinamica (forza = variazione della quantità di moto/durata della variazione) dividendo la variazione della quantità di moto subita dal corpo per la forza d'urto media: tc = Q/F = 99/490500 = 2,018 x 10-4 s = 0,2018 ms (urto contro un corpo rigido - forza d'urto notevole- durata dell' urto piccola) . Nel caso di un corpo umano di 80 Kg che cada su un telo, con i dati precedenti si ha: Q = mVf = 80 x 19,8 = 1584 Kg x m/s, F = 15696 N e tc = Q/F = 0,1 s (urto contro un corpo elastico-forza d'urto minore-durata dell'urto maggiore).
Tanti cordiali saluti.

DOMANDE:Gentile professore,
ho letto che la stella Fomalhaut , pur apparendo bianca per la sua temperatura, ha invece nello spettro, il picco nell'infrarosso, per via di alcune nubi di polveri che la circondano. Ma non è una contraddizione ?
Se è bianca, perché il picco è nell'infrarosso ? E se è nell' infrarosso perché si definisce bianca ?
Anzi,se è come penso, e cioè che le polveri assorbono la luce, che senso ha parlare di picco nell' infrarosso ?
E' ovvio che è sempre bianca e il picco si trovi li. Che poi la luce venga assorbita dalle polveri,
(o dall' atmosfera, visto che è bassa sull'orizzonte ), a me sembra un altro discorso. Grazie. Francesco


La classe spettrale di una stella, in questo caso A (stelle bianche, con temperature comprese tra 7500 °K e 10000 °K), dipende unicamente, in base alle leggi di Planck, Wien e Stefan per lo spettro del corpo nero, dalla temperatura superficiale e non dalle eventuali nubi di polveri gravitanti attorno ad essa. Pertanto l'esistenza di un picco nell'infrarosso è determinata dall'assorbimento e dalla diffusione della radiazione termica emessa dalla stella da parte dei granelli di polvere circumstellare, dalle cui dimensioni dipende la lunghezza d'onda (infrarossa) della radiazione diffusa più intensamente. A prescindere da questi fenomeni aggiuntivi, estranei alla struttura stellare intrinseca, la classe spettrale è sempre A. Condivido in pieno la Sua osservazione.

DOMANDE:Gentile professore,
vorrei capire meglio la risposta di qualche domanda fa, sulla velocità della corrente elettrica. Appurato che non sono gli elettroni a correre alla velocità della luce , ma gli effetti, vorrei capire che cosa sono, in realtà,  gli effetti . Cioè , vanno intesi come onde , come energia , o cosa ? O va accettato che nel campo elettromagnetico le velocità quelle sono,  come si fa ad es. per la costante c e le altre,  che hanno proprio quei  valori ?
E il fatto che nel vuoto, con pochi volt si possa far raggiungere agli elettroni , quasi la velocità della luce , come lo devo intendere ( a parte la infinitesima massa che hanno) ? Anch' esso come un effetto ? Qui però c'è qualcosa di " materiale" che si muove!
Quindi , anche qui mi chiedo, una d.d.p., qualunque essa sia , senza alcun ostacolo, che cos' è che fa correre alla velocità della luce ? Qualcosa di fisicamente percepibile, o cosa ?
Grazie. Francesco

Quando si chiude un circuito elettrico, la d.d.p. applicata dal generatore agli estremi del circuito determina la propagazione lungo i conduttori, con velocità pari a quella di propagazione della luce nel metallo, di un campo elettrico E (forza per unità di carica elettrica) che per la seconda legge della dinamica (F = ma) imprime agli elettroni di conduzione, con carica e e massa m una forza F = -eE, agente in verso opposto rispetto a quello del campo (il campo è diretto dal polo positivo verso quello negativo) e quindi un' accelerazione a = - eE/m , costante se la tensione è continua, che fa aumentare la velocità di un elettrone fino al momento in cui si verifica un urto elastico con uno ione del reticolo cristallino del metallo (dagli urti nasce la resistenza del conduttore). Bisogna considerare che i campi elettrico e magnetico di un'onda elettromagnetica trasportano nello spazio vuoto energia e quantità di moto, senza che ci sia bisogno di alcun substrato fisico, diversamente da quanto avviene per le onde sonore (si pensi all'ipotesi dell'etere di Faraday-Maxwell, rivelatasi erronea in seguito all'esito negativo degli esperimenti di Michelson e Morley) . Ci si potrebbe chiedere come mai si parli di propagazione di un'onda elettromagnetica nel conduttore anche quando, come in questo caso la tensione applicata al conduttore è continua.
Lo si può comprendere considerando che per il teorema di Fourier un segnale qualsiasi, periodico o aperiodico, si può rappresentare come sovrapposizione di infiniti segnali armonici, cioè sinusoidali, con frequenze che si estendono da valori molto piccoli a valori molto grandi. Di conseguenza, alla chiusura dell'interruttore si propagano con la velocità della luce nel metallo, dal polo positivo al polo negativo, tantissime onde elettromagnetiche in un intervallo molto esteso di frequenze, fino al momento in cui l'onda elettrica complessiva (non consideriamo per semplicità quella magnetica), raggiunge il polo negativo. Da questo istante in poi il campo elettrico assume in tutti i punti del conduttore, di lunghezza L ,il valore stazionario E = V/L, dove V è la d.d.p. tra i poli del generatore, e gli elettroni cominciano ad essere accelerati acquistando una velocità v = at , direttamente proporzionale al tempo (se V è continua), fino al momento dell'urto contro gli ioni del metallo . L'impulso di energia elettromagnetica che si propaga nello spazio al momento della chiusura o dell'apertura dell'interruttore di un circuito è responsabile dei “click” più o meno intensi che si avvertono ascoltando la radio e dei puntini bianchi evanescenti che si osservano sullo schermo televisivo.
Se invece gli elettroni vengono accelerati dal campo elettrico dovuto al potenziale acceleratore V nel vuoto spinto di un tubo a raggi catodici, le velocità da essi raggiungibili possono essere molto vicine alla velocità della luce nel vuoto, a seconda dei valori più o meno grandi di V, ma in nessun caso possono raggiungere il valore di c, poichè, per la dipendenza relativistica della massa di un corpo dalla sua velocità
, m(v) = mo/sqrt(1 - v2/c2), un corpo con massa a riposo mo non nulla non può mai muoversi alla velocità v = c, altrimenti la sua massa diverrebbe infinita, il che è fisicamente inaccettabile. La velocità del corpo potrà differire da c anche per meno di alcune parti per milione, ma in nessun caso potrà raggiungere esattamente il valore c (si pensi alle particelle di alta energia, protoni ed antiprotoni che negli acceleratori si muovono nel vuoto a velocità vicinissine a c, ma mai esattamente uguali a c. Si può fare l'analogia con la temperatura dello zero assoluto, alla quale ci si può avvicinare sempre più, ma senza mai raggiungerla esattamente, in quanto diventa sempre più difficile raggiungerla man mano che la temperatura si avvicina al punto 0 (3° principio della termodinamica, di Nernst).

DOMANDE: Buona sera professore Cucinotta!
Sono Alessandro, un suo alunno dell'informatica di pochi anni fa.
Ricorda?
le mando questa mail per congratularmi ancora con lei per l'efficienza, la chiarezza e la completezza del suo sito.
Ho ripensato spesso a lei, perchè l'ho sempre considerata una persona estremamente intelligente e aperta di mente, in quanto sono davvero poche le persone che riescono a conciliare la scienza e la religione, contrariamente a quelli che credono erroneamente che l'una esclude l'altra senza rendersi conto che in realtà la religione COMPLETA la scienza, ovvero arriva la dove la scienza non può arrivare.
Lei mi insegna che la Bibbia,benchè per ovvi motivi non sia un libro di scienza, è da sempre stata accurata dal punto di vista scientifico!
 Anticamente, per esempio, alcuni credevano che la terra fosse sorretta da quattro elefanti, e che questi a loro volta poggiassero su una grande tartaruga marina. Ma la Bibbia afferma semplicemente: "[Dio] distende il nord sullo spazio vuoto, sospende la terra sul nulla". (Giobbe 26:7, scritto verso il 1473 a.E.V.) Ben 2.700 anni fa la Bibbia indicava in modo corretto la forma della terra, dicendo: "C’è Uno che dimora sul circolo ("globo", Versione Riveduta) della terra". (Isaia 40:22) Se la Bibbia non fosse stata ispirata da Dio, come avrebbero potuto sapere queste cose i suoi scrittori?
 Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano l'autenticità della Bibbia!
Caro professore, le scrivo perchè voglio condividere con lei la meravigliosa speranza che la Bibbia ci offre per il nostro immediato futuro! Mi piacerebbe sapere anche la sua opinione e il suo punto di vista.
Mi hanno colpito molto le scritture di Salmi 37:9,10,29 (potrà confrontarlo nella sua Bibbia) che dicono: 
"(9)Poiché i malfattori stessi saranno stroncati,Ma quelli che sperano in Dio sono coloro che possederanno la terra.(10) E ancora un poco, e il malvagio non sarà più;E certamente presterai attenzione al suo luogo, ed egli non sarà. (29) I giusti stessi possederanno la terra,
E risiederanno su di essa per sempre. "
 E' una speranza meravigliosa, anche se sembra più un'utopia viste le condizioni in cui versa la società umana..Gli esseri umani si ammalano e muoiono, combattono e uccidono i loro simili anche per motivi estremamente futili! queste condizioni sembrano peggiorare di anno in anno. Però Dio ci promette in rivelazione o apocalisse 21:4 "Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate".
anche se sembra una promessa così lontana da noi, Dio onnipotente che è riuscito a creare tutto ciò che vediamo spinto unicamente dall'amore ha sicuramente il potere di farlo.
Purtroppo molti pensano che ha il potere ma non ha la voglia di farlo, perchè ormai si è completamente disinteressato all'uomo.
è una frase davvero triste e sopratutto falsa perche Dio ci dice che BRAMA l'opera delle sue mani!!
infatti, parlando di quando sarà risuscitato dopo la sua morte, giobbe dice: "Tu chiamerai, e io stesso ti risponderò. Bramerai l’opera delle tue mani".
Si, Dio brama di resuscitare i morti e porre fine alla sofferenza dell'uomo.
 Per concludere prof, sono pienamente convinto che presto Dio interverrà per porre fine a questa triste e ingiusta situazione mondiale, per ripristinare la condizione che esisteva prima che degli uomini peccassero e si allontanassero da lui, anche perchè aveva un proposito per la terra, e sicuramente non permetterà che dei semplici esseri umani lo rovinino distruggendo la vita di tutti i loro discendenti! Ha un proposito, e lo manterrà!! Lui stesso ci promette: "Essa [la mia parola] non tornerà a me senza risultati, ma per certo farà ciò di cui mi son dilettato, e avrà sicuro successo in ciò per cui l’ho mandata". — Isaia. 55:11.
  La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato leggendo questa lettera.Oggi è difficile trovare persone come lei che trovano sempre un posto nella loro vita per Dio non lasciandosi travolgere dalle ansietà e dalla frenesia della vita odierna.
Io sono un Testimone di Geova, forse lo ricorderà dal passato periodo scolastico. Non voglio che questo sia un ostacolo, una barriera alla nostra comunicazione. è sempre bello e utile parlare di Dio e delle sue promesse.non devono esserci pregiudizi, solo un attento e obiettivo studio della Bibbia per capire davvero cosa vuole dirci Dio e cosa dobbiamo fare per essergli accetti.
se posso permettermi di darle un consiglio, la invito a visitare il seguente sito web:http://www.watchtower.it/
Troverà diversi argomenti sui quali è liberissimo di essere d'accordo o meno.
Ci tengo a precisare che non c'è alcun fine di lucro e non le verranno chieste offerte o donazioni di alcun genere. Ciò che mi interessa davvero, è sapere cosa ne pensa di ciò che Dio ci promette e conoscere il suo punto di vista.
 Sperando di non esserle stato di troppo disturbo, le porgo i miei più sentiti saluti.


Ciao, caro Alessandro,
 Ti ringrazio anzitutto per le tue lusinghiere espressioni di stima nei miei confronti e di apprezzamento nei riguardi dei contenuti del mio sito.
  Ho letto con vivo piacere la tua lettera soffermandomi sui passi biblici da te citati in relazione all' Azione di Dio nel mondo.
  La mia opinione coincide con quella della maggior parte dei cattolici. Non posso che essere ottimista riguardo al futuro del mondo e ti spiego perchè. Dio nel donarci il Suo infinito Amore ci ha donato contestualmente il libero arbitrio. Abbiamo la libertà di seguire ed applicare il Suo Verbo, sia quella di agire di testa nostra, seguendo i nostri impulsi. Questo equivale ovviamente alla libertà di scegliere tra il male che proviene dall'interno dell'uomo    ed il  bene che proviene dalla Parola di Dio attraverso il Vecchio ed il Nuovo Testamento. Al tempo stesso consideriamo che Cristo è il Signore della Storia   e che in ultima analisi è sempre Lui, attraverso le Sue imperscrutabili ed infinite Vie, senza privare l'uomo del libero arbitrio, che orienta la freccia dell'evoluzione dell'umanità.
Pensiamo al secolo scorso, caratterizzato da due guerre mondiali e dalla superbia e volontà di potenza di dittatori le cui azioni nefaste furono ispirate da Satana, che è la quintessenza del male. Ebbene, possiamo constatare che, pur dopo tanto spargimento di sangue, pur dopo tante distruzioni di popoli e paesi, pur dopo tante manifestazioni di crudeltà e disprezzo della vita umana, tali da stimolare nelle persone di fede più debole la domanda: "Ma Dio dov'era in quei momenti?", il mondo alla fine si è orientato verso il bene. Imperi universali del male, che pur sembravano incrollabili, oggi non esistono più, come non esiste più l' impero   romano, travolto nel giro dei primi quattro secoli dell' Era Volgare dalla lenta ma decisiva azione trasformatrice del verbo cristiano. 
 Posso fornire una metafora fisica per l'evoluzione dell'umanità .Si pensi all'incessante moto delle migliaia di miliardi di miliardi di elettroni (gli uomini) per centimetro cubo,    i quali , pur continuando a muoversi in tutte le direzioni in un conduttore di lunghezza L al quale sia applicata una tensione V, acquistano tuttavia, per effetto del campo elettrico   E = V/L che li orienta (equivalente all' azione orientatrice di Dio) e nonostante i numerosissimi urti  (equivalenti a  guerre e distruzioni) contro gli ioni del reticolo cristallino del metallo (assimilabili agli uomini malvagi, i soldati del male), oscillanti continuamente per agitazione termica, una velocità media di deriva, sufficiente, anche se molto piccola, a farli   spostare in massa verso il polo positivo del generatore che li attrae (come l' Amore di Dio attrae le Sue creature).
  Ecco perchè bisogna essere ottimisti e credere (non basta sperare) che il mondo, anche se ci appare così cattivo ed irrecuperabile, è sempre orientato verso il bene e verso la salvezza.   Ecco perchè alla fine dei secoli trionferà Cristo con il Suo infinito Amore, mentre il male, pur avendo vinto tante battaglie, prima o poi sarà sconfitto dal bene. Il fine ultimo del mondo è il bene, perchè Dio, a differenza degli uomini, mantiene sempre le sue promesse. 
  Manifestandoti il mio più vivo compiacimento per questo scambio di opinioni, ti invio i miei più cordiali saluti.

DOMANDE:Egregio  professore,
 1) vorrei sapere come fa un diodo a essere utile nel rilevare le onde radio ( o elettromagnetiche in generale). Capisco il modo in cui  raddrizza una corrente, ma non come faccia a rilevare le onde radio .Una valvola che sfruttando le polarità costringe la corrente a procedere in un solo verso, che c'entra con l'individuazione delle onde radio ?
2) Vorrei inoltre sapere perché,  per propagarsi a grandi distanze,  le onde devono avere alte frequenze. Forse perché essendo più potenti, possono vincere gli ostacoli in qualche modo, rimbalzando , o attraversandoli ?
Grazie. Francesco

1) Per comprendere come un diodo raddrizzatore possa rivelare (demodulare) le onde radio ed estrarre l'informazione audio,video o dati che è stata impressa in esse con la tecnica della modulazione di ampiezza (si consultino le risposte date a pag. 12 della sezione risposte), bisogna considerare quanto segue:
Se invece di applicare ad un diodo un'onda radio con ampiezza variabile in funzione dell'ampiezza del segnale modulante contenente l'informazione, applicassimo una tensione alternata di ampiezza costante, come quella fornita dalla rete a corrente alternata, passerebbero soltanto le semionde positive o quelle negative a seconda che il terminale d'ingresso del diodo sia rispettivamente l'anodo o il catodo. In questo caso, all'uscita del raddrizzatore si otterrebbe una successione di semionde positive ( o negative) di ampiezza costante (tensione pulsante positiva o negativa).Se in particolare si collegasse un condensatore di filtro (di livellamento) in parallelo all'uscita ed al carico (utilizzatore) , si otterrebbe una tensione quasi continua, positiva o negativa. Invece, applicando al diodo un segnale alternato ad alta frequenza (per es. 1000 MHz = 1000000 Hz) (segnale portante) la cui ampiezza variasse in funzione dell'ampiezza del segnale modulante , con frequenza molto minore di quella del segnale portante, e contenente un segnale audio (nel caso più semplice una nota musicale, per es. 440 Hz), all'uscita del raddrizzatore, in assenza di condensatore di livellamento, otterremmo una tensione pulsante, sempre positiva o sempre negativa a seconda del fatto che il terminale d'ingresso sia l'anodo o il catodo, costituita da una successione di impulsi (tutti positivi o tutti negativi) la cui ampiezza aumenterebbe e diminuirebbe con la stessa frequenza del segnale modulante (440 Hz). In questo caso però, mancando il condensatore, non si potrebbe utilizzare il segnale ottenuto per pilotare un amplificatore audio e quindi una cuffia o un altoparlante, perchè la rapidissima successione, ogni milionesimo di secondo (1/1000000) di impulsi sinusoidali (tutti positivi o tutti negativi) non riuscirebbe a sollecitare adeguatamente la membrana del diffusore acustico, che è in grado di produrre oscillazioni meccaniche a frequenze molto minori (da 20 Hz a 20000 Hz). Pertanto è necessario collegare all'uscita un piccolo condensatore di filtro che caricandosi al valore di picco di una semionda (positiva o negativa) rimanga sufficientemente carico fino all'arrivo della semionda successiva, in modo tale da poter riprodurre il profilo sinusoidale del segnale a bassa frequenza caricato sulla portante a 1 MHz mediante il modulatore del trasmettitore.
2) Il fatto che la captazione di onde elettromagnetiche a distanza piccole e medie (prescindendo dalla riflessione ionisferica) sia agevolata dall'uso di alte frequenze, con riferimento alle onde lunghissime (VLF), lunghe (LF), medie (MF) e corte (HF) (nel range da 3 KHz a 30 MHz),dipende dalle leggi del campo elettromagnetico (descritte dalle equazioni di Maxwell), in particolare dal fatto che il campo elettrico variabile generato da un campo magnetico variabile (legge di Faraday-Neumann-Lenz) sia tanto più intenso quanto più rapide siano le variazioni temporali del campo magnetico e così anche dal fatto che, contemporaneamente, il campo magnetico variabile generato da un campo elettrico variabile (legge di Ampere-Maxwell) sia tanto più intenso quanto più rapide siano le variazioni temporali del campo elettrico.
La propagazione di onde elettromagnetiche a frequenze nel range da centinaia di Hz a 3 KHz è tanto meno efficiente e richiede antenne di lunghezza tanto maggiore quanto minore è la frequenza f. Infatti la lunghezza d' onda l = c/f , (4 volte o due volte maggiore della lunghezza dell'antenna, a seconda che si tratti di un dipolo marconiano o di un dipolo hertziano) è inversamente proporzionale alla frequenza; di conseguenza a frequenze molto basse (per es. 300 Hz) bisognerebbe impiegare un' antenna marconiana lunga 4 x 300000 km/s /300 = 4000 km , cioè di dimensioni praticamente inaccettabili.

Stimatissimo professore Cucinotta,cortesemente Le vorrei porre un quesito di meccanica:
-In un sistema meccanico composto da una carrucola fissa, in cui ad un capo della fune è fissato un secchione pieno d'acqua del peso di 50 Kg e posto vicino alla carrucola all'altezza di 10 metri mentre, l'altro capo della fune è avvolto in un tamburo, il cui movimento rotatorio è trasmesso ad una dinamo capace di trasformare l'energia cinetica del secchione quando compie la discesa di tutta l'altezza di 10 m.Si domanda quale sarà la velocità di discesa del secchione quando arriva a terra, trascurando gli attriti?La ringrazio anticipatament5e per la sua gentile collaborazione.
Giuseppe

Gent.mo Giuseppe,
Trascurando gli attriti e supponendo che la coppia resistente Cr imposta alla dinamo dal carico si mantenga costante durante la discesa del secchio, si possono applicare le leggi del moto uniformemente accelerato, con accelerazione costante a = (Mg - Fr)/M (forza peso - forza resistente = coppia resistente/raggio R del tamburo)/massa del secchio = (Mg - Cr/R)/M.
Pertanto, essendo v = sqrt (2ah), si ottiene:
v (velocità finale del secchio) = sqrt [2h (Mg - Cr/R)/M ] = sqrt [ 2gh - 2h Cr/(MR)], tenendo presente che, affinchè v sia un numero reale, deve essere 2gh maggiore di 2h Cr/(MR), il che significa che il carico elettrico P = VI applicato alla dinamo deve essere tale che la corrispondente coppia resistente Cr sia minore di MgR.
Esempio: Se R = 10 cm = 0,1 m, la coppia resistente deve essere minore di 50 x 9,81 x 0,1 = 49,05 newton x metro. In particolare, supponendo che sia Cr = 30 newton x metro, con h = 10 m, la velocità finale del secchio risulterebbe pari a
sqrt [ 2 x 9,81 x 10 - 2 x 10 x 30/(50 x 0,1)] = sqrt [ 196,2 - 120] = sqrt (76,2) = 8,729 m/s.
Ovviamente, per mantenere costante Cr = VI/(velocità di rotazione w = v/R della dinamo in radianti/sec), poichè la tensione V generata dalla dinamo è direttamente proporzionale alla velocità di rotazione e quindi alla velocità di discesa del secchio (V = k v), che aumenta in modo direttamente proporzionale al tempo (essendo costante l'accelerazione), bisogna mantenere costante l'intensità di corrente I durante la discesa del secchio. Infatti in tali condizioni è costante Cr = kv I/ (v/R) = kIR.
Invece, in assenza di carico elettrico, Cr = 0 e v = sqrt(2gh) come nel moto naturalmente accelerato di un grave, trascurando la resistenza dell'aria.
Tanti cordiali saluti.

Egregio professore Cucinotta, La ringrazio per la sua esuriente spiegazione.
Voglia scusarmi ma, come si potrebbe conoscere il valore della potenza in Watt che eroga la dinamo nel caso dell'esempio numerico che Ella ha esposto?
Inoltre, nella formula V= Kv, K cosa rappresenta e quanto vale? ; Come si potrebbe calcolare la coppia resistente Cr ( Newton x metro ) ?
La prego di volermi scusare per le numerose di domande. nell'attesa di una Sua spiegazione, voglia gradire i più distinti saluti.
Giuseppe


Gent.mo Giuseppe,
Le formule che forniscono la f.e.m. V (tensione d'armatura a vuoto) e la coppia resistente Cr dovuta alla circolazione della corrente d'armatura (corrente nell'avvolgimento indotto (del rotore)) I sono le seguenti:
V = (p/a) (n/60) N F, dove p è il numero di coppie polari (N,S) dell'induttore,a (pari a 1 nel caso di avvolgimento in serie, p nel caso di avvolgimento in parallelo) è il numero delle vie di avvolgimento (percorsi della corrente tra le spazzole che strisciano sul collettore a lamelle), n è il numero di giri al minuto, N è il numero dei conduttori attivi dell' avvolgimento d' armatura (indotto a tamburo) e F è il flusso polare (in Weber) generato da ciascuna bobina dell'avvolgimento di campo dell'induttore. Pertanto, definendo con w = 6,28 x n/60 (radianti/sec) la velocità angolare ed essendo n/60 = w/6,28 = (v/R)/6,28, si ottiene la costante di proporzionalità K tra V e v:
V = (p/a) (n/60) N F = (p/a) [v/(6,28 R)] N F , con K = [pN/(6,28 Ra)] F.
Il modo più semplice per determinare Cr sperimentalmente consiste nel misurare con voltmetro ed amperometro (o con un wattmetro) la potenza elettrica (in Watt) P = VI generata dalla dinamo ed assorbita dal carico elettrico (resistori, motori, lampade, ecc...) e con un tachimetro il numero di giri al minuto. Cr si ottiene dividendo la potenza elettrica istantanea
P = VI per la velocità angolare w = 6,28 x n/60 (radianti/sec).
Cr (newton x metro) = P/w = P/(6,28 x n/60).
Dal punto di vista teorico,in base al principio di conservazione dell'energia, trascurando in prima approssimazione le perdite meccaniche, magnetiche ed elettriche, ed uguagliando la potenza meccanica Cr w assorbita dalla dinamo alla potenza elettrica VI da essa generata, si ottiene:
Cr w = VI, da cui si ricava l'espressione della coppia:
Cr = VI/w = (p/a) (n/60) N F I / [6,28 (n/60)] = pN F I/(6,28 a).
Tanti cordiali saluti

DOMANDE: Gentile professore,
discutendo con alcuni amici di come si concilia l'elettromagnetismo con la relatività , commentavamo le Sue risposte. Uno però diceva : si , va bene che elettricità e magnetismo sono due aspetti di un'unica entità, e se percepisco l'una o l'altro dipende dal sistema di riferimento, però se io metto vicino a una carica elettrica ferma, ma che si trova in un treno in movimento, una bussola ( esperimento di Oersted) , l' ago non si muove lo stesso!
Come spiegarlo? Ho pensato che per vederlo muovere siamo noi che dobbiamo avere la bussola nel sistema fuori dal treno . Però non mi convince ! E' così ? Può aiutarci a chiarire quest' aspetto, che è sempre evitato da tutti i trattati di relatività ( si fermano sempre al tempo , allo spazio e alla massa, forse perché è di difficile spiegazione! ).
Vorrei sapere inoltre , come lo spiegò Einstein nel suo famoso articolo del 1905, visto che è scritto che lui proprio da questa questione partì e scrisse, e poi arrivò alla contrazione dello spazio, al rallentamento del tempo ecc.
Grazie. Francesco


La Sua interpretazione dell'esperimento di Oersted è corretta. Infatti la bussola devia soltanto se l'osservatore è in moto relativo (a terra o su un veicolo) rispetto al treno in movimento, contenente un corpo carico di elettricità statica, poichè solo il moto relativo tra bussola e treno fa sì che l'ago senta il campo magnetico generato dalla carica in moto, che equivale ad una corrente elettrica. Se invece la carica elettrica è ferma rispetto all'osservatore che tiene in mano la bussola, non c'è corrente elettrica e non c'è campo magnetico, ma soltanto campo elettrostatico.
L'idea di estendere il principio di relatività, che Galileo enunciò per i soli fenomeni meccanici, ai fenomeni elettromagnetici e quindi a tutti i fenomeni fisici, venne in mente ad Einstein proprio considerando il fenomeno di induzione elettromagnetica (scoperto da Faraday) tra un magnete ed una o più spire in moto relativo. La forza elettromotrice indotta si manifesta nelle spire con la stessa entità, sia nel caso in cui siano queste a muoversi rispetto al magnete fermo, sia nel caso in cui sia il magnete a muoversi rispetto alle spire ferme. Il manifestarsi del fenomeno di induzione elettromagnetica esclusivamente per effetto del moto relativo tra magnete e spire suggerì ad Einstein l'idea che i campi elettrico e magnetico della teoria maxwelliana fossero due aspetti di un unico ente fisico, il campo elettromagnetico, le cui componenti elettriche e magnetiche dipendono dal moto relativo tra l' osservatore e le cariche elettriche e tra l'osservatore ed i poli magnetici. La simmetria del fenomeno di induzione elettromagnetica diede ad Einstein lo spunto per estendere ai fenomeni elettromagnetici e luminosi il principio di relatività che stabilisce l'equivalenza di tutti i riferimenti inerziali per la formulazione delle leggi fisiche. L'estensione del principio di relatività implicò di conseguenza la relativizzazione dello spazio-tempo in relatività speciale, basata sulle trasformazioni di Lorentz, rispetto alle quali non varia la forma delle equazioni di Maxwell nel passaggio da un sistema inerziale ad un altro.
Dall' intima connessione tra spazio e tempo,espressa dalle trasformazioni di Lorentz, e dal principio di indipendenza della velocità della luce, costante universale , dal sistema di riferimento, derivò tutto l'apparato teorico della relatività speciale (contrazione delle lunghezze, dilatazione degli intervalli di tempo, dipendenza della massa dalla velocità, equivalenza tra massa ed energia).

DOMANDE:Egregio professore
La domanda che desidero rivolgeLe riguarda l'acustica e precisamente come si calcola la frequenza dell'onda sonora generata dalla percussione mediante un martelletto di un tubo di metallo o di un tondino sospesi in aria, note le dimensioni(lunghezza, diametro, peso), il tipo di metallo (alluminio, ottone, acciaio) e altri parametri fisici quali modulo di elasticità (modulo di Young), densità, temperatura  etc.?
Grazie per la sua attenzione - Francesco


Per quanto concerne le onde sonore (stazionarie) prodotte dalle vibrazioni dell'aria contenuta nel tubo, il calcolo delle frequenze di risonanza (frequenza fondamentale e frequenze armoniche), se il tubo metallico ha lunghezza L ed è aperto ad entrambe le estremità, si effettua in modo analogo al calcolo delle frequenze caratteristiche di una canna d'organo, tenendo presente che, essendo il tubo aperto ad entrambe le estremità, in queste si localizzano due ventri di vibrazione delle molecole d'aria. Se v è la velocità del suono nell'aria a temperatura ambiente (25 °C) (v = 340 m/s) la frequenza di risonanza più bassa (frequenza fondamentale) fo è pari a v/(2L), essendo la lunghezza d'onda l pari al doppio della lunghezza del tubo. Pertanto la frequenza fondamentale e le armoniche superiori sono date dalla formula: fn = nv/(2L), con n = 1,2,3,4 ....
Per quanto riguarda invece le onde sonore generate nell'aria circostante dalle vibrazioni trasversali ( nella direzione del raggio della sezione circolare) di tubo o di un tondino,bisogna tenere presente che la loro velocità di propagazione lungo la superficie laterale del tubo o del tondino, con la conseguente riflessione alle estremità e l'instaurarsi di onde stazionarie, è data dalla formula Vt = sqrt (G/r) ricavabile da un'equazione differenziale analoga a quella di D'Alembert (delle corde vibranti).
r è la densità e G è il modulo di scorrimento (o di rigidità) del metallo:
G = Y (modulo di Young)/ [2(1 + s] ( s è il coefficiente di Poisson, compreso tra 0,3 e 0,4 per la maggior parte dei metalli, e rappresenta il rapporto tra la deformazione trasversale e la deformazione longitudinale di un corpo che si allunga o si contrae). Come nel caso precedente, le frequenze di risonanza si calcolano con la formula fn = nVt/(2L), con n = 1,2,3,4 ....
Le vibrazioni trasversali associate alle onde stazionarie che si stabiliscono sulla superficie cilindrica del tubo o del tondino sono analoghe a quelle di una corda vibrante eccitata da un martelletto o da un plettro e si trasmettono all'aria come onde di pressione (longitudinali) che si propagano con la velocità del suono nell'aria.
Bisogna considerare inoltre che nel primo caso le onde longitudinali stazionarie che si stabiliscono nell'aria all'interno del tubo e che presentano un ventre (massimo) di vibrazione ed un nodo (minimo) di pressione a ciascuna delle estremità aperte, sono tanto più intense quanto maggiore è il diametro del tubo, in quanto cresce la superficie dei fronti d'onda e quindi la potenza sonora associata alla colonna d'aria sede delle variazioni di pressione. Il diametro del tubo o del tondino non influiscono invece sulla frequenza, che dipende soltanto dalla lunghezza e dalla velocità del suono (nel metallo o nell'aria)
Tutte le armoniche, sia nel primo che nel secondo caso, vengono generate simultaneamente e si sovrappongono dando luogo ad un'onda complessa (non armonica).
Esempio numerico
Tubo di alluminio lungo 50 cm = 0,5 m; densità r = 2,7 g/cmc; G = 2,4 x 1011 dine/cmq.
Vt = sqrt (G/r) = sqrt ( 2,4 x 1011/2,7) = sqrt( 8,88 x 10010 = 2,979 x 105 cm/s = 2979 m/s (velocità di propagazione delle onde trasversali nell'alluminio).
frequenze di risonanza: fn = nVt/(2L) = n 2,979 x105/(2 x 50) = n 2979 Hz (n = 1,2,3,...) f(1) (fondamentale) = 2979 Hz; f(2) (seconda armonica) = 5958 Hz; f(3) = 8937 Hz; f(4) = 11916 Hz; f(5) =14895 Hz; f(6) = 17874 Hz; f(6) = 20853 Hz.
Nel caso delle onde longitudinali stazionarie che si stabiliscono nella colonna d'aria all'interno del tubo, le frequenze di risonanza sono:
f(1) = 340/(2 x 0,5) = 340 Hz; f(2) = 680 Hz ; f(3) = 1020 Hz; f(4) = 1360 Hz; f(5) = 1700 Hz; f(6) = 2040 Hz; f(7) = 2380 Hz; f(8) = 2720 Hz; f(9) = 3060 Hz; f(10) = 3400 Hz; f(11) = 3740 Hz; f(12) = 4080 Hz; f(13) = 4420 Hz; f(14) = 4760 Hz; f(15) = 5100 Hz; f(16) = 5440 Hz, e così via fino all'ultima armonica udibile f (59) = 20060 Hz.

DOMANDE:Egregio professore,
ho calcolato la frequenza fondamentale generata dalla percussione di un tubo di alluminio della lunghezza di 40 cm mediante la formula da lei indicata nel quesito precedente:
 Vt = sqrt (G/r)=sqrt(2,4 x 10^11/2,7)=2979 m/s;
fn = nVt/(2L)=2979/(2*0,4)=2979/0,8=3723,75 Hz
Ho preso poi un tubo di alluminio del diametro esterno di 8 mm e lungo 40 cm, ho praticato ad una delle estremità un forellino di 1 mm, ho inserito un sottile filo di nylon e l'ho appeso.
Percuotendo il tubo mediante un martelletto di legno, si generava un suono che,confrontato (a orecchio) con quello emesso da un generatore di segnali sinusoidale impostato a 3723,75 Hz, risultavano differenti; in particolare il suono emesso risultava (sempre a orecchio) più basso di quello calcolato (1° armonica).Ho poi tagliato altre due tubi, della stessa lunghezza del primo ma di diametro maggiore e precisamente uno di 16 mm ed un altro di 20 mm. Ebbene,dopo averli tutti e tre sospesi in aria come ho descritto precedentemente, percuotendoli emettevano un suono di frequenza non soltanto differente da quella calcolata,ma addirittura differente uno dall'altro, mentre teoricamente dovevano emettere lo stesso suono. Come mai? Dove ho sbagliato? Ci sono altri fattori che intervengono in questo processo?
Grazie per la sua attenzione - Francesco


Bisogna considerare che le condizioni sperimentali descritte implicano che l'estremità del tubo con il forellino attraversato dal filo di nylon non si comporti come un ventre ideale (massimo) di vibrazione, in quanto una parte più o meno significativa dell'energia elastica, a seconda della tensione del filo di nylon e quindi del peso del tubo,si trasferisce al filo di nylon propagandosi fino al punto di sospensione dello stesso (nodo di vibrazione), mentre la parte restante viene riflessa . In questo caso, le frequenze di risonanza si possono valutare, in modo approssimativo, considerando una struttura vibrante composita di lunghezza L pari alla lunghezza totale del tubo e del filo di nylon. Per la risonanza della struttura, caratterizzata da un ventre di vibrazione all'estremità libera e da un nodo di vibrazione all'estremità fissa (punto di sospensione) del filo di nylon, occorre che L sia pari non più a multipli (pari o dispari) della semilunghezza d'onda, come nel caso ideale di un tubo con due ventri ideali di vibrazione, ma a multipli dispari di un quarto della lunghezza d'onda: L = n l/4 , con n = 1,3,5,7 ...
Indicando con V un valore di velocità di propagazione intermedio tra le velocità delle onde trasversali nel metallo e nel nylon, si ha:
f = V/l e l = 4L/n.
Di conseguenza f = nV/(4L) .
Considerando che il filo di nylon, essendo flessibile, è assimilabile ad una corda vibrante, la velocità di propagazione delle onde trasversali nel filo è Vt = sqrt (T/m), dove T è la tensione, pari al peso P = mg del tubo appeso ad esso, e m è la densità lineare (massa del filo per unità di lunghezza ).
Le differenti frequenze di risonanza rilevate al variare del diametro del tubo si spiegano con le diverse percentuali dell'energia elastica riflessa alla giunzione tubo-filo di nylon, che dipendono dalla tensione T e quindi dal peso del tubo.
Questi inconvenienti si potrebbero eliminare incastrando le estremità del tubo risonante in due supporti in materiale isolante acustico sistemati su un piano di appoggio. In tal modo si otterrebbe una risonanza pura, intensificabile con una camera di risonanza (cassa armonica) sottostante il piano di appoggio.

DOMANDE:Stimatissimo professore,
gentilmente Le vorrei sottoporre un quesito di meccanica da risolvere:
una bombola di acciaio, contenente aria compressa alla pressione di 100 Kg./cmq e a 15°C, eroga attraverso un rubinetto 0,05 mc/sec e mediante un tubo alimenta un' apposita turbina avente un rendimento meccanico di 0,75. Si chiede quale potrebbe essere la potenza meccanica espessa in Kw, supposto che la bombola riesca ad erogare l'aria costantemente alla stessa pressione.
La ringrazio anticipatamente per la sua gentile partecipazione attiva.
Distinti saluti - Giuseppe


Gent.mo Giuseppe,
Supponendo che l'espansione sia isobara con pressione p = 100 kg/cmq = 100 x 9,81/0,0001 =
= 9,81 x 106 N/mq, la potenza disponibile è P = pQ , essendo Q = 0,05 mc/s la portata gassosa.
Pertanto si ha: Peff (potenza meccanica resa all'asse della turbina) = 0,75 x pQ = 0,75 x 9,81 x 106 x 0.05 = 3,678 x 105 W = 367,8 KW.
Tanti cordiali saluti.

DOMANDE: Emerito professore Cucinotta, cortesemente vorrei sapere qual è il vantaggio dell'impiego del contrappeso che si installa in un ascensore o in un montacarichi ? Mi potrebbe fare un esempio numerico?La saluto e La ringrazio per le sue ottime spiegazioni che sempre ci impartisce. Giuseppe.

Gent.mo Giuseppe,
Il problema proposto è analogo a quello del calcolo delle accelerazioni uguali e contrarie a e -a (a si considera positiva se è diretta verso l'alto), acquisite dalle masse M1 ed M2 ,ancorate agli estremi di una fune passante nella gola di una carrucola di raggio R.
Se C = FR è la coppia motrice sviluppata dal motore elettrico che aziona l'ascensore, si ottengono le seguenti equazioni, dove M1g < T < M2g è la tensione della fune (si considerano trascurabili le forze d'attrito e le masse della fune e della carrucola):
T + C/R - M1g = M1 a (equazione del moto della massa M1 della cabina e dei passeggeri);
T - M2g = - M2a;(equazione del moto del contrappeso)
T = M2g - M2a;
M2g - M2a + C/R - M1g = M1a;
M2g - M1g + C/R = (M1 + M2)a;
a = [(M2 - M1)g + C/R]/(M1 + M2);
T = M2g - M2 [(M2 - M1)g + C/R]/(M1 + M2) = [M2g (M1 + M2) - M22g + M1M2g - M2C/R] /(M1 + M2) = [2M1M2g - M2C/R]/(M1 + M2).
Se a pieno carico M1 (massa cabina + massa 6 passeggeri ) è (500 + 6 x 80) = 980 Kg ed il contrappeso impiegato ha una massa M2 = 800 Kg, perchè l'ascensore salga con un' accelerazione a = 0,5 m/s2 la forza F = C/R esercitata dal motore dell'argano deve essere:
F = C/R = (M1 + M 2) a - (M2 - M 1)g = (980 + 800) x 0,5 - (800 - 980) x 9,81 = 1780 x 0, 5 + - (-180) x 9,81 = 890 + 1765,8 = 2655,8 N = 2655,8/9,81 = 270,72 Kg-peso.
Si può notare da quest'esempio che l'impiego del contrappeso serve a ridurre la forza F e quindi potenza del motore. Infatti il contrappeso M2g , agendo nello stesso verso della forza motrice F, tende a bilanciare il peso della cabina e contribuisce a ridurre il valore di F da oltre 980 Kg-peso (in assenza di contrappeso) a 270,72 Kg-peso, a parità di accelerazione impressa alla cabina.
. In discesa il motore funziona da freno con una forza frenante F' = C'/R minore di F = C/R, che si aggiunge alla forza frenante M2 g , il che riduce opportunamente l'accelerazione in discesa dovuta al peso M1g della cabina e dei passeggeri.
Se, per es. a = -0,5 m/s2, si ha:
F' = C'/R = (M1 + M 2) a - (M2 - M 1)g = (980 + 800) x (-0,5) - (800 - 980) x 9,81 = -1780 x 0, 5 + - (-180) x 9,81 = -890 + 1765,8 = 875,8 N = 875,8/9,81 = 89,276 Kg-peso.
Tanti cordiali saluti.

DOMANDE:Egregio  professore,
Lorentz impose l' invarianza delle quattro equazioni di Maxwell,  riguardo appunto le trasformazioni di Lorentz. Invece in una  Sua risposta di qualche tempo fa,  per passare dal campo elettrico a quello magnetico in relatività, si parlava di trasformazioni speciali di Lorentz.
Ora , mi rendo conto che occorre una matematica avanzata, e quindi non per il mio livello, ma mi chiedo, il passare dal campo elettrico a quello  magnetico, non riguarda comunque le equazioni di Maxwell ? E come fanno a definirsi invarianti, se poi ci vogliono le trasformazioni speciali ? La domanda che pongo è come si concilia dunque, l'invarianza con le trasformazioni speciali ? ( Altrimenti sembra come in meccanica, che però dopo le trasformazioni, le equazioni non sono più invarianti ).
Grazie. Francesco - Frattamaggiore( Na)


La dimostrazione dell' invarianza di forma (covarianza) delle equazioni di Maxwell rispetto ad una trasformazione speciale non è affatto limitativa. Infatti, quando si applica alle equazioni di Mawell la trasformazione speciale di Lorentz, si considera il caso particolarmente semplice,dal punto di vista dei calcoli matematici , di un sistema di riferimento S' che abbia due assi ortogonali, per es. y' e z',
rispettivamente paralleli agli assi y e z di S ed orientati nello stesso verso, e l'asse x' parallelo all'asse x, con l'origine O' di S' in movimento lungo l'asse x con velocità costante v.
La trasformazione generale di Lorentz, rispetto alla quale le equazioni di Maxwell sono ugualmente invarianti in forma (covarianti), consiste nel considerare un sistema di riferimento S' con gli assi ortogonali x', y', z' orientati genericamente rispetto agli assi x,y,z del sistema S e con l'origine O' dotata di una velocità costante v avente componenti qualsiasi vx, vy,vz rispetto agli assi x,y,z del sistema S, invece delle componenti vx = v, vy = 0, vz = 0 (caso della trasformazione speciale) . In questo caso le formule sono notevolmente più complicate dal punto di vista matematico, venendo meno la semplificazione delle componenti trasversali nulle della velocità, ma per il resto nulla cambia dal punto di vista dell'invarianza di forma. Pertanto anche le formule di trasformazione delle componenti del campo elettromagnetico sono più complicate, ma dal punto di vista fisico non esiste alcuna differenza. Pertanto l'uso della trasformazione speciale facilita notevolmente la trattazione senza alcuna limitazione in relazione alla covarianza.

Egregio  professore,
Vorrei capire , a proposito di relatività, che cosa non capì Lorentz, ed invece comprese Einstein. Mi spiego meglio : visto che la relatività ristretta, Einstein l' ha dimostrata usando le trasformazioni di Lorentz,appunto,  perché non l ' ha  enunciata quest'ultimo ?
Da come ho capito io , la differenza sta nel fatto che Lorentz pensava esistesse ancora l'etere ( e in tal caso vorrei sapere come ha creato le trasformazioni, pur sapendo dell'invarianza di c )  e poi non credo avesse capito la relazione tra massa ed energia. Però riguardo la relatività del tempo e dello spazio, in rapporto alla velocità "fissa" della luce, l'aveva compresa. Mi può aiutare a capire dov'è la "differenza" tra i due scienziati ? Grazie. Francesco - Frattamaggiore ( Na )


Nel 1892 Lorentz, ed indipendentemente da lui il fisico irlandese Fitzgerald , giunsero alla formula della contrazione delle lunghezze (indicata in letteratura come formula di contrazione di Lorentz) L = Lo sqrt(1 - v2/c2) per spiegare l'esito negativo dell'esperienza di Michelson e Morley. Infatti, imponendo nelle formule che forniscono il ritardo tra i raggi luminosi che si propagano lungo i due bracci (a 90°) dell'interferometro, che la rotazione di 90° di questo non produca alcuna variazione nelle frange d'interferenza, si deduce che uno dei due bracci, precisamente quello tangente alla velocità orbitale della Terra (v = 30 km/s), debba accorciarsi da Lo a L , a differenza del braccio perpendicolare alla velocità orbitale.
La differenza tra le visioni teoriche di Lorentz e di Einstein sta nel fatto che, mentre Lorentz giustificava fisicamente la sua formula di contrazione ipotizzando, in modo artificioso e senza negare l'esistenza dell'etere, la modifica delle forze molecolari (forze di natura elettromagnetica) della materia per effetto del moto rispetto all'etere, senza peraltro derivare alcun principio universale concernente la struttura dello spazio tempo , e continuando pertanto a considerare l' anisotropia della propagazione luminosa, cioè la validità del principio galileiano di composizione delle velocità (c + v oppure c - v) e di conseguenza la dipendenza della velocità della luce dalla direzione considerata, Einstein invece dedusse le formule della trasformazione di Lorentz e quella della contrazione delle lunghezze soltanto assumendo come principi universali il suo principio di relatività (cioè di indipendenza di tutti i fenomeni fisici dal sistema inerziale di riferimento) ed il principio di costanza della velocità della luce in tutti i sistemi di riferimento, indipendentemente dalla direzione di propagazione e dal moto della sorgente, abbandonando così definitivamente il ricorso all'ipotesi dell'etere. In altri termini la grandezza di Einstein rispetto a Lorentz sta nel fatto che egli modificò radicalmente il substrato di tutti i fenomeni fisici, che avvengono in un continuum spazio-temporale in cui le coordinate spaziali di un evento sono intrinsecamente legate alla coordinata temporale, e viceversa, con la conseguente dipendenza della misura di una lunghezza e di un intervallo di tempo dal sistema di riferimento. Lorentz invece si limitò a giustificare la sua formula di contrazione unicamente nel consueto contesto dell'esistenza dell'etere, senza alcun'altra implicazione fisica di vasta portata, a parte quella della scoperta della covarianza delle equazioni di Maxwell, nel vuoto, rispetto alla trasformazione che porta il suo nome. I percorsi epistemologici di Lorentz e di Einstein sono del tutto divergenti: Lorentz parte dall' etere per riconfermare l'esistenza dell'etere attraverso la sua formula di contrazione delle lunghezze, la cui giustificazione è artificiosa ed insoddisfacente dal punto di vista fisico. Einstein invece parte dai suoi due principi universali per dedurre come risultati particolari le formule della trasformazione di Lorenz e quella di contrazione delle lunghezze, giungendo ad altre fondamentali implicazioni della relativizzazione dello spazio e del tempo: dilatazione temporale, aumento della massa al crescere della velocità ed equivalenza massa-energia..La teoria einsteiniana equivale ad una rivoluzione copernicana, in quanto è fondamentale il ruolo dell'osservatore solidale al suo sistema inerziale di riferimento. Mentre per Lorentz uno dei bracci dell'interferometro si accorcia di una quantità infinitesima per effetto di un oscuro meccanismo, non spiegato, di modifica delle forze di attrazione interatomica del metallo, per effetto del moto del sistema di riferimento terrestre rispetto a quello assoluto dell'etere (sistema privilegiato), per Einstein non esistono sistemi di riferimento privilegiati e le misure di lunghezze e di intervalli di tempo vengono relativizzati, cioè dipendono dalla velocità del sistema inerziale dell'osservatore rispetto al sistema inerziale in cui avvengono i fenomeni fisici oggetto di osservazione, e questo deriva unicamente dall'estensione del principio galileiano di relatività a tutti i fenomeni fisici e dall'assunzione della velocità della luce come costante universale, senza alcun riferimento al moto delle sorgenti luminose ed alla direzione di propagazione (principio di isotropia della propagazione luminosa).

DOMANDE:Emerito professore,Le dovrei esporre un quesito di idrostatica:
Un lago di acqua dolce ha un fondo melmoso abbastanza fluido, con un peso specifico di 1400 Kg/mc. Un'anguilla, si immerge nel fango alla profondità di 0,50m e lo attraversa in modo orizzontale. Si chiede quale potrebbe essere la forza che si esercita sull'animale dovuto alla pressione idrostatica,compreso il peso della melma, considerando che la quota dell'acqua fino alla superficie della melma è di 12 metri.L'anguilla subisce una pressione costante in tutti i punti del corpo in virtù della legge di Pascal?
La ringrazio anticipatamente per la sua splendida collaborazione.
Distinti saluti - Giuseppe.

Gent.mo Giuseppe,
La pressione idrostatica p, costante in tutti i punti alla profondità di 12,5 m, agente su tutti i punti del corpo dell'anguilla si calcola con la formula:
p = patm + racqua ghacqua + rmelma ghmelma = patm + 1000 x 9,81 x 12 + 1400 x 9,81 x 0,5 = patm + 117720 N/mq + 7063,2 N/mq = patm + 124783,2 N/mq = 1 atm (in media) + (124783,2/10000 N/cmq) /(1,033 x 9,81 N/cmq) = 1 atm + (12,47832 N/cmq)/(10,133 N/cmq) = 1 atm + 1,231 atm = 2,231 atm. Il fatto che la pressione sia costante, ad una data profondità, su tutta la superficie del corpo dell'anguilla, dipende dal fatto che i fluidi, non potendo essere soggetti, a differenza dei solidi, a sforzi di taglio, a causa della mobilità delle molecole, possono trasmettere soltanto sforzi di pressione, agenti sempre perpendicolarmente ad una superficie, indipendentemente dall'orientamento di questa. Il principio di Pascal riguarda invece il fatto che la pressione esercitata sulla superficie libera del liquido (in questo caso la pressione atmosferica) agisce inalterata su tutti i punti della massa liquida e sul fondo del contenitore del liquido. Pertanto, una variazione della pressione atmosferica si trasmette inalterata a tutti i punti del liquido ed al fondo del lago.
Tanti cordiali saluti.

DOMANDA:Salve professore, vorrei sapere se affermare che la velocità del suono aumenta in mezzi con maggiore densità è un'affermazione sempre vera. Il dubbio è pervenuto in quanto mi sono imbattuto nella seguente relazione c = 331,4 + 0,6 t (°C) che afferma l'aumentare  della velocità del suono all'aumentare della temperatura dell'aria. Ma un aumento della temperatura non comporta una diminuzione della densità , e quindi la maggiore difficoltà del suono a propagarsi causando una diminuzione della sua velocità?
Grazie anticipatamente e buon lavoro....(un suo ex alunno)


Gentile mio ex alunno,
La dipendenza della velocità del suono in un gas dalla densità e dalla temperatura si ottiene considerando praticamente adiabatiche le compressioni e le rarefazioni del gas associate alla propagazione delle onde sonore (a causa della rapidità con cui le predette trasformazioni si verificano). In particolare, ammettendo l'adiabaticità di compressioni e rarefazioni, cioè che sia trascurabile (dQ = 0) il trasferimento di calore tra masse gassose contigue interessate dalla propagazione sonora, ed applicando il primo principio della termodinamica dQ = dU (variazione infinitesima di energia interna) + dL (lavoro infinitesimo pdV associato al gas che si espande o si comprime) e la formula V = sqrt( B/r) , che fornisce la velocità di propagazione delle onde sonore in un gas in funzione del modulo di compressibilità del gas
B = - V (dp/dV) e della densità r, per n moli di gas con calori specifici molari Cv = dU/dT e Cp = Cv + R (rispettivamente a volume costante ed a pressione costante) e rapporto g = si ottiene quanto segue:
dQ = 0 = dU + pdV = n Cv dT + pdV;
n CvdT = - pdV; dT = - pdV/(nCv).
Differenziando l'equazione di stato dei gas ideali, pV = nRT, si ha:
pdV + Vdp = nRdT = n (Cp - Cv) dT = - n(Cp - Cv) pdV/(nCv) =
- (g -1) pdV.
pdV + Vdp = - gpdV + pdV;
Vdp = - gpdV. Dall'ultima relazione si ottiene il modulo di compressibilità adiabatica: B = - Vdp/dV = gp.
Sostituendo l'esspressione di B in quella della velocità del suono V = sqrt( B/r), e tenendo conto dell'equazione di stato dei gas ideali espressa in funzione della densità , si ha: pV = (m/M) RT ; p m/r= (m/M) RT (M peso molecolare);
p = rRT/M;
V = sqrt ( gp/r) = sqrt (gRT/M).
Nel caso dell'aria, con g = 1,4 , R = 8,31 J/(mole °K), M = 0,029 (peso molecolare medio della miscela dei gas dell'aria, espresso in Kg) , si ha:
V = sqrt ( 1,4 x 8,31 T/0,029) = sqrt (401.17 T) = sqrt (401,17 t + 401,17 x 273 ) = sqrt( 401,17 t + 109519,41).
Alla temperatura centigrada t = 25 °C, V = sqrt (401,17 x 25 + 109519,41) = sqrt (119548)= 345,75 m/s.
Fisicamente, poichè al crescere della temperatura la densità del gas diminuisce e la velocità quadratica media di agitazione termica delle molecole aumenta, la velocità del suono cresce ,non linearmente, con la temperatura. Infatti, al crescere della velocità quadratica media, aumenta la velocità con cui l'energia dell'onda sonora si trasferisce, per effetto degli urti, tra strati contigui di molecole gassose, attraverso periodiche compressioni e rarefazioni.

Emerito professore, gradirei gentilmente sottoporle due quesiti scientifici:
-Come si fa a calcolare la resistenza del mezzo ovvero dell'acqua che circonda un corpo siluriforme immerso a debita profondità , ed avente una sua velocità di avanzamento, escludendo le resistenze che incontra in testa ed in coda?
-Facendo reagire un acido forte con un metallo, per ese. il ferro fino alla saturazione completa dell'aggressività dell'acido stesso, si dovrebbe ottenere un liquido neutro dal punto di vista del PH e con quali altre caratteristiche?
Essendo l'acido neutralizzato, nel contenere questo liquido in un contenitore anche metallico non dovrebbe essere più corrosivo o potrebbe ancora legarsi con qualche altro elemento chimico?
Questo liquido che densità potrebbe avere, potrebbe scorrere liberamente in un tubo, la molecola del ferro che si è sciolto nell'acido si è disperso omogeneamente in tutta la massa?
La ringrazio sentitamente per la squisita collaborazione.
Distinti saluti Giuseppe

-Se la velocità V del corpo rispetto all'acqua è tale che non si formino vortici, il flusso è laminare,cioè si può considerare una struttura coassiale di strati cilindrici di liquido aderenti alla superficie cilindrica in moto e dotati di velocità decrescenti con continuità al crescere del loro raggio e quindi della distanza dall'asse del corpo in movimento.
In questo caso le forze di resistenza viscosa F = - h A dV/dR agenti sul corpo sono molto minori di quelle dominanti dovute alla resistenza di avanzamento in testa ed in coda associata alla sezione circolare di raggio R del corpo di lunghezza L e superficie laterale A = 6,28 RL (- h è il coefficiente di viscosità dell'acqua) . Se invece la velocità V è tale che il moto sia turbolento, cioè in presenza di vortici, si verificano fenomeni di cavitazione dovuti alla formazione caotica di bolle i cui effetti si possono studiare con complesse simulazioni computerizzate o in apposite apparecchiature di test analoghe alle gallerie del vento per lo studio dei profili aerodinamici. Il risultato di questi fenomeni incontrollati è un aumento considerevole della resistenza al moto. Invece, sagomando opportunamente dal punto di vista idrodinamico la superficie anteriore, si riesce a sfruttare vantaggiosamente un particolare fenomeno, la supercavitazione, che consente di costruire strutture che si comportano come veri e propri missili subacquei. In altri termini, per effetto della supercavitazione, che si può assimilare ad una violenta evaporazionedel liquido, per la depressione dovuta al moto nel fluido, all'interno di una superbolla che avvolge tutto il corpo, è come se il corpo si muovesse con la sua superficie laterale a contatto di uno spesso strato di vapore che fa diminuire a tal punto la resistenza idrodinamica da consentire il raggiungimento di velocità dell'ordine di alcune centinaia di km/h.
riferimento web:http://www.articlesextra.com/supercavitation-torpedoes.htm
- Se la massa di metallo che reagisce con l'acido forte è in quantità stechiometrica, cioè calcolata in modo tale, in base agli equivalenti chimici, da liberare tutto l'idrogeno contenuto nell'acido, si ottiene una soluzione salina con pH neutro (7) ,quasi del tutto dissociata in cationi metallici ed anioni di radicale acido (per es. Zn + H2SO4 => Zn++ + SO4-- + H2). Diversamente, se la reazione avviene con eccesso di acido, la soluzione continua ad avere pH acido (minore di 7).
Se d'altra parte, una soluzione neutra di un sale , per esempio solfato di rame, CuSO4, viene a contatto con un metallo, per esempio ferro, caratterizzato da un potenziale di ossidoriduzione minore (Fe+2 + 2e = Fe , -0,44 V) di quello degli ioni metallici del sale ( Cu+2 + 2e = Cu , + 0,34 V), (in altri termini il ferro ha un potere ossidante, cioè di cattura elettronica, minore di quello del rame) si costituisce una pila di ossidoriduzione avente per polo positivo il rame e per polo negativo il ferro. La conseguenza della formazione di questa pila è il deposito di un compatto strato di rame sulla superficie del ferro, che si comporta da riducente, spostando il rame dalla soluzione salina con il conseguente trasferimento di elettroni agli ioni rame, che precipitano sulla superficie ferrosa.
La regola generale da tenere presente afferma che il metallo avente potenziale di ossidoriduzione minore (in valore e segno) sposta da una soluzione salina gli ioni del metallo avente potenziale di ossidoriduzione maggiore (con maggiore potere attrattivo nei confronti degli elettroni).
Tanti cordiali saluti.

Esimio professore, vorrei esporLe un quesito di idrodinamica:
-un pistone preme in un cilindro pieno d'acqua, con forza costante di 100 Kg. Il diametro del cilindro è di 0,40 m ed è lungo 1,20 m. L'acqua dovrà uscire da un foro ricavato sul fondo dello stesso,avente una sezione di 0,15 cmq e, mediante un tubo della stessa sezione del foro, va ad azionare un turbina idraulica posta piuttosto vicino. Quale sarà la potenza che erogherà la turbina, trascurando le resistenze? Rivolgo i più sentiti saluti.
Giuseppe.

Gent.mo Giuseppe,
Se non si conosce la durata della corsa del pistone, è possibile calcolare soltanto il lavoro L svolto dalla forza costante F di 100 Kg-peso = 981 N in relazione allo spostamento d = 1,2 m:
L = F d = 981 x 1,2 = 1177,2 J.
Se, per esempio, lo spostamento del pistone venisse effettuato in un secondo, la potenza P erogata dalla turbina sarebbe pari a 1177,2 W = 1177,2/ 736 CV = 1,599 CV.
In alternativa, conoscendo la portata Q = ScVc = Sf Vf (in mc/s) di alimentazione della turbina, dove Vc e Vf sono rispettivamente le velocità dell'acqua nel cilindro di sezione Sc ed in corrispondenza del foro di sezione Sf, la potenza P si potrebbe calcolare moltiplicando F per Vc:
P = F x Vc = F x Q/Sc.
Per esempio, se fosse Q = 100 litri/s = 100 dmc/s = 0,1 mc/s, con Sc = 3,14 x 0,42/4 = 0,1256 mq, si otterrebbe una potenza P = 981 x 0,1 /0,1256 = 781,05 W = 1,061 CV.
Tanti cordiali saluti.

 
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